2. Una fede nascosta

09.01.2025

"QUANDO UNO HA RICONOSCIUTO IL DIO,

TUTTI I LEGAMI SI SCIOLGONO;

NASCITA E MORTE SCOMPAIONO NELLO STESSO TEMPO

IN CUI TUTTE LE ALTRE SOFFERENZE SONO DISTRUTTE.

CHI HA MEDITATO SU DIO,

SEPARANDOSI DAL SUO CORPO,

OBBEDISCE ALLA SOVRANITÀ UNIVERSALE,

I SUOI DESIDERI SI ASSOPISCONO,

EGLI RESTA LIBERO."

(SVATASVATARA UPANISHAD)




Micaela era fuggita del mio studio come un fulmine. Nei suoi occhi intravidi tanta paura e confusione. Mi chiesi se avessi fatto bene a dirle quelle parole.

Chiusi gli occhi e fissai il centro tra le sopracciglia, quello che Yeshua chiamava il centro cristico.

Cosa stavo facendo? Perché ero lì a pregare invece di andare a vedere come stava Micaela? Stavo facendo la cosa giusta? Era meglio lasciarla sola?

In fondo con me Yeshua aveva fatto tutto con estrema discrezione e pazienza. Mi aveva preso per mano quando avevo appena sei anni e mi aveva indicato un percorso completamente diverso da quello che avevano preso i miei compagni di gioco. Alla fine avevo scelto di seguire la sua strada e quella di mio padre. Il giorno della mia ordinazione al sacerdozio vidi che Yeshua mi era accanto. Fu proprio quel giorno che mi resi conto di aver fatto la scelta giusta.

Yeshua mi spiegò che la storia del cristianesimo aveva preso un percorso diverso da quello che era stato l'originario insegnamento e che, per questo motivo, lui e Miryae avevano deciso di essere ancora presenti nel mondo. Mi spiegò che il cristianesimo era una religione fondata a tavolino, inventata da persone che non solo non avevano conosciuto il vero insegnamento, ma che non avevano la più pallida idea di quello che stavano combinando. Mi raccontò, inoltre, la storia di Rama, di Krishna e di Buddha, mi spiegò i concetti di Padre, Figlio e Spirito Santo in un modo completamente diverso.

Mi narrò la storia di Osiride, Iside e Horus, indicandomi le stelle nel cielo e la costellazione di Orione e raccontandomi la storia del Culto Stellare e delle dimore del Padre.

Mi raccontò la storia di Gilgamesh, quella di Marduk e di molte altre divinità.

La mia curiosità mi portò a studiare testi antichi di ogni popolo: la storia di Mitra, completamente identica a quella di Gesù Cristo, la storia di Apollonio di Tiana.

«Maestro, ti prego! Ho bisogno del tuo consiglio!», dissi sussurrando

«Sono qui, testone!»

Yeshua apparve nella stanza subito dopo.

«Maestro! Sei stato tu a parlare con Micaela?» domandai

«Certo che sono stato io! Micaela è particolarmente scossa. A te ora il compito di aiutarla a trovare il necessario equilibrio, per riuscire a comprendere ciò che le è accaduto! Ascoltala, aiutala a comprendere. Prendila per mano e dalle tutto il tuo sostegno. Ci saranno momenti in cui avrà bisogno di parlare e altri in cui vorrà stare in silenzio. In quel caso non forzarla, ma stalle accanto senza parlare. Tutte le sue sicurezze e le sue credenze verranno sgretolate in poco tempo!» rispose lui senza darmi il tempo di fargli altre domande.

«Comprendo bene cosa sta provando!»

«Per te è stato diverso, testone. Tuo padre e tua madre ti hanno spiegato sin dalla prima infanzia, le cose che lei sta conoscendo ora. Renditi conto che per Micaela è tutto nuovo. E tu devi aiutarla a comprendere cosa sta vivendo. Sta sicuro che non sarà mai sola. Sia Miryae che io l'aiuteremo in questo percorso così importante. Ricordati sempre queste parole! Fin quando ci saranno persone che ci toglieranno dal piedistallo sul quale siamo stati messi per errore, allora Miryae ed io ci saremo. Micaela ha chiesto con tutte le sue forze che quel Cristo in cui ha sempre creduto, scendesse dalla croce su cui è stato sacrificato. Ora lei ha la possibilità di capire molte cose, ma tu devi starle vicino. Medita, testone. Medita. Solo in questo modo comprenderai cosa devi fare! Nella meditazione e nella preghiera c'è la risposta a tutte le tue domande!»

Yeshua mi lasciò solo. Le sue parole mi rimbombavano nella testa. Mi sedetti a terra e feci gli esercizi di respirazione che mi aveva insegnato.

Nel silenzio che mi circondava udivo il pulsare del sangue e i battiti del mio cuore. Mi concentrai sul centro cristico e iniziai la preghiera. Poi rimasi con gli occhi chiusi, in silenzio. Tornò alla mente il giorno in cui avevo visto Yeshua per la prima volta. Mio padre era tornato da uno dei suoi viaggi in Palestina e aveva riportato un cesto pieno di spezie e frutta secca, tra cui noci, mandorle, datteri e una grossa borsa di erbe e piante medicinali. Ogni volta che mio padre tornava a casa per me era una grande festa. Mi sedevo accanto a lui e mi raccontava dei suoi viaggi nel mondo. Non sapevo che lavoro facesse, ne dove andasse. Mia madre diceva sempre che papà era un messaggero di Dio e che il suo compito era quello di aiutare le persone che avevano un dono speciale.

Quel giorno compresi che anche io possedevo quel dono di cui parlava mia madre. Stavo pregando nella cappellina che i miei genitori avevano costruito in un angolo della casa, dove ogni giorno, all'alba e al tramonto, si sedevano per pregare.

Avevo l'abitudine di stare seduto a terra con le gambe incrociate. Yeshua apparve mentre ero solo nella cappellina. Alla sua vista fui preso da una paura mista a curiosità. La paura iniziale sparì quando lui mi fece una carezza e mise la sua mano sulla mia testa. In quell'istante un gettito di aria calda e fredda invase tutto il mio corpo e per la prima volta provai una sensazione di gioia profonda, un sentimento di amore e di beatitudine. Quando se ne andò ero ancora frastornato. Avevo difficoltà a spiegare quel che mi era accaduto. Mio padre mi vide tremare e mi coprì con una coperta. Dopo avergli raccontato cosa era successo mi abbracciò forte ridendo di cuore.

«Quella persona che hai visto si chiama Yeshua, figlio mio. È colui che tutti conoscono con il nome di Gesù il Cristo. Credo sia giunto il momento che tu conosca cose che non sono scritte sui libri. Per fare questo occorre che tu mantenga il massimo equilibrio mentale e se necessario, pormi tutte le domande che ti passano per la mente!»

Per la prima volta vidi mio padre con occhi diversi. Lui stesso mi stava guardando con occhi diversi. Mai una volta mi ero lamentato con mia madre del fatto che papà non stesse mai con noi. Mai avevo chiesto spiegazioni e soprattutto mai avevo immaginato che mio padre potesse essere un sacerdote.

Quando lo vidi indossare l'abito talare rabbrividii. Lui mi sorrise e mi disse: «Questo è la mia divisa da lavoro, figliolo. Ma tu devi promettermi che non lo dirai mai a nessuno!»

Iniziai, allora, a fargli tutte le domande possibili e immaginabili. A ogni domanda, lui mi rispondeva con spiegazioni chiare ed esaurienti. L'uomo che avevo di fronte era completamente diverso da quello che avevo immaginato e creduto fino a quel giorno.

«Quando Yeshua tornerà da te e ti parlerà, ascoltalo con attenzione. Ricordati queste parole, figlio mio. Tu sei un essere speciale e hai un dono ancor più speciale, quello di poter vedere e ascoltare il più grande Maestro che sia mai esistito su questo pianeta, colui che è stato veramente in grado di sconfiggere la morte, in ogni senso. Da lui imparerai molte cose. Ricordatelo sempre.» mi disse prima di lasciarmi di nuovo e dandomi un grosso abbraccio

Aprii gli occhi. Ero rimasto in meditazione per quasi tre ore. Mi alzai da terra, sistemai il colletto e mi abbottonai la camicia.

Erano le sei del pomeriggio. Fortunatamente Don Gianmarco si era reso disponibile a celebrare la messa della sera. Sistemai le carte sulla scrivania, spensi il computer e m'infilai di corsa nella navata della chiesa passando per la porta della cappellina. Le anziane donne e Don Gianmarco avevano appena iniziato la preghiera dei vespri. Aprii il breviario e iniziai a leggere insieme con loro. La mente vagava come un treno senza binario.

Il mio pensiero era fisso a Micaela e al modo in cui uscì dal mio studio. Mi rendevo conto del suo timore. Conoscevo molto bene quella sensazione di stordimento mista a curiosità. Comprendevo la sua paura e la confusione che stava vivendo e non sapevo come aiutarla. Pensai di essere stato troppo impulsivo. In fondo tutta la mia preparazione era durata anni.

Quella di Micaela, invece, non la conoscevo affatto. Continuai a pregare insieme alle anziane signore del paese. La litania era insopportabile. Ogni volta che quelle donne sgranavano il rosario mi chiedevo se comprendessero appieno il significato di quello che stavano facendo.

Mi tornò alla mente una frase di Yeshua: «Pensi che quelle donne, alla loro morte, saranno più sante di un musulmano che prega in direzione della Mecca o di un ebreo che prega davanti al muro del pianto? Niente affatto! Nessuna di loro sarà salva per aver chiesto ad un altro essere vivente di salvarle dalle loro stesse colpe. Ricorda sempre quello che ti dico. È meglio una preghiera silenziosa che mille preghiere urlate a un dio inesistente!»

Stavo piangendo. Cavoli! Stavo piangendo in chiesa e non volevo che nessuno mi vedesse. Chiusi gli occhi e feci finta di soffiarmi il naso. Tutti gli insegnamenti di Yeshua ritornarono di colpo alla mente come stessi rivedendo il film della mia vita: la preghiera, il suono interiore, la luce dell'occhio centrale.

«Perché gli altri cristiani seguono una storia inventata?» chiesi un giorno a mio padre

«Perché non vogliono vedere oltre il palmo del loro naso e soprattutto, non vogliono riconoscere che Yeshua aveva accanto una compagna e non era affatto diverso da noi! I cristiani hanno la stupida abitudine di guardare il loro Gesù su una croce e non vedono che su quella croce non c'è nessuno, ma che è accanto a loro e vive con loro, tutti i giorni, ogni giorno della loro vita!»

«Noi a cosa crediamo allora?», chiesi io incuriosito da tutti quei discorsi

«Noi crediamo a Yeshua quale uomo che ha compreso le leggi dell'universo e della metafisica. Crediamo che siamo tutti déi e che mediante l'insegnamento originale di Yeshua possiamo diventare noi stessi la divinità. Crediamo in colui che gli uomini chiamano Gesù Cristo ma che non conoscono affatto.» mi rispose lui fieramente

«Padre! C'è gente che afferma che Gesù non è mai esistito, che la sua figura è solo un'invenzione! Come è possibile?» chiesi nuovamente

«È vero! Ci sono persone che affermano di avere le prove che Gesù non è mai esistito! Ma fa attenzione a quello che ti sto dicendo! Parliamo di due persone diverse!» rispose lui

«Cosa! Allora chi è quello che noi vediamo!» chiesi frastornato

«Quello che noi vediamo è Yeshua, un uomo reale, vero, vivo! Conosciuto anche con il nome di Yahushua, o Issa il Giusto o il Bianco, conosciuto nel Tibet con il nome di Buddha-Isa.»

Mio padre mi spiazzò nuovamente.

«Studierai la Bibbia e vedrai che la storia di Israele è una storia di guerre e di violenze. Studierai la storia dei sumeri e quella degli egiziani e troverai molti punti in comune. Molte delle storie raccontate nella Bibbia sono state riprese in ogni parola, da storie narrate migliaia di anni prima in alcuni testi egizi, sumeri e addirittura indiani. Uno di questi testi è il Mahabharata. Troverai preghiere cristiane copiate di sana pianta da altre confessioni religiose, compresa la preghiera del Padre Nostro. Il tuo compito sarà quello di aiutare le persone a comprendere dove finisce la finzione e ha inizio la realtà. La storia della Chiesa è un miscuglio di nozioni, figlio mio. Quella di oggi è una chiesa ricca di parole ma povera di significati, che non comprende più chi è, cosa deve fare e dove deve andare. La verità è che molti anni fa, sono vissute delle grandi anime che hanno fatto della loro vita il più grande insegnamento.

Yeshua amava sua moglie, la adorava come una dea e la rispettava sopra ogni cosa.

Miryae sapeva e conosceva le straordinarie doti del suo compagno e lo seguì ogni giorno della sua esistenza nel viaggio che avevano scelto di percorrere insieme.

Consapevoli entrambi del messaggio che volevano dare al mondo, sono stati l'uno accanto all'altra, per la loro intera vita.

Quella che noi conosciamo è solo la storia apparente di un amore eterno che nessun uomo sarà mai in grado di comprendere fino in fondo.

Noi figliolo, abbiamo l'obbligo e il dovere di preservare questa storia perché è la storia più bella che il mondo possa conoscere: l'amore di una donna per il proprio uomo, l'amore totale, completo e incondizionato che l'ha portata a donare tutto di se stessa, pur di preservare il dono più grande che l'uomo ha ricevuto, la potenza divina!»

Avevo studiato per anni, accumulando nozioni su nozioni, leggendo libri di ogni genere e cultura, traducendo testi antichi, toccando documenti che nessuno immaginava potessero esistere. Allo stesso tempo avevo avuto grandi difficoltà ad accettare una verità così diversa da quella scaturita dai testi cristiani dei padri della Chiesa.

La fede non rappresentava la giusta risposta alle domande e ai dubbi della mente, ma doveva e voleva essere una conseguenza al mio studio personale.

Tutti i miei compagni di gioco erano cresciuti e condizionati dall'appartenenza a una confessione religiosa, a una società o a un'ideologia. Io avevo vissuto la mia infanzia in modo completamente diverso.

Mia madre aveva lasciato tutto per seguire mio padre nella sua missione personale e mio padre si era messo contro tutti e tutto pur di seguire le sue convinzioni.

Avrei dovuto spiegare tutto questo ad una giovane ragazza che aveva vissuto una vita intera credendo ad un uomo nato da una vergine e morto su una croce? Come potevo trovare il modo e le giuste parole? Da dove cominciare?

«Mattia?»

Don Gianmarco mi richiamò alla realtà. I ricordi e i pensieri avevano completamente invaso la mia mente. Una delle anziane signore aveva terminato di spegnere le ultime candele della chiesa.

«È tardi Mattia. Andiamo! Matilde ci sta aspettando per la cena!» proseguì Don Gianmarco posandomi una mano sulla spalla.

Guardai l'orologio. All'improvviso mi resi conto che ero stato assente per tutta la messa. Trasalii sulla sedia e ci dirigemmo fuori la chiesa. Chiudemmo la porta principale e andammo a casa di Matilde.

Solitamente Don Gianmarco e io ci alternavamo nella preparazione dei pasti. Quella sera la cara Matilde aveva voluto festeggiare il suo compleanno casa con le persone a lei più care e aveva invitato anche noi nella sua casa.

Arrivammo da Matilde con in mano un vassoio di biscotti e una bottiglia di vino rosso.

Ci accomodammo nella grande sala addobbata a festa e salutammo gli altri ospiti. Le nipoti di Matilde, due giovani ragazze particolarmente affascinanti, indossavano abiti appariscenti ed attillati che evidenziavano le loro curve perfette.

Con loro c'era il cugino, più giovane di qualche anno, che viveva a pochi chilometri di distanza.

Si era sposato con una ragazza del posto, dalla quale aveva avuto una splendida bambina che dormiva serenamente nella sua culla. Vicino a lui sulla poltrona sedeva il fratello e accanto c'era il vecchio compagno di classe del suo defunto marito.

Matilde era raggiante. I suoi settant'anni si vedevano appena. I capelli bianchi legati con uno chignon mostravano tutta la bellezza del suo viso.

Ci sedemmo a tavola. Il pasto era ottimo. Come al solito Matilde non si era risparmiata. Antipasti di verdure gratinate, funghi ripieni e olive in salamoia. Lasagna al ragù, pollo al forno con patate e polpettone ripieno. Terminammo di mangiare tra un sorso di vino e un brindisi.

Uno dei suoi nipoti portò a tavola la torta con le candeline e gli altri tirarono fuori pacchettini con nastri colorati.

In quell'istante mi ricordai che non ero ancora andato a trovare mia madre. Prima di andare in canonica sarei passato da lei.


Bibliografia per approfondire gli argomenti trattati in questo capitolo

Il Mahabharata Il Mahabharata
Il più lungo e famoso poema epico della storia dell'umanità
Giorgio Cerquetti

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Apollonio di Tiana Apollonio di Tiana
La vita di un dio fra gli uomini del I secolo
Mauro Meunier

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Apollonio di Tiana il Cristo Pagano Apollonio di Tiana il Cristo Pagano
Miracoli e profezie nel paganesimo del I secolo
George Robert Stowe Mead

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I Misteri di Mitra I Misteri di Mitra

G.R.S. Mead

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