Capitolo 24 - Eredità nascoste

01.05.2025

"Oh Amon, Amon, che sei nei cieli...

...Padre di chi non ha madre.

Quanto è dolce pronunciare il tuo nome.

Dacci come la gioia di vivere,

il sapore del pane per il bimbo,

sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.

Tu che mi hai fatto vedere le tenebre, crea la luce per me.

Fammi dono della tua grazia,

fa che io veda te ininterrottamente!

Amon!"

(Preghiera egizia)


Guardai l'orologio che avevo al polso. Erano le quattro del pomeriggio. Mi resi conto che non avevamo ancora pranzato quando sentii lo stomaco lamentarsi.

Vidi Don Michel prendere una pentola piena d'acqua e metterla sulla stufa accendendo la fiamma del gas. Mattia si era allontanato ed io ero rimasta sdraiata sulla poltrona. Osservai ogni gesto di Don Michel senza avere il coraggio di dire nulla. Ripensai a tutto quello che avevo vissuto in quella lunga mattinata.

La biblioteca con tutti quei volumi, la grande pigna, i geroglifici e la piramide.

Mi toccai la testa e chiusi gli occhi. La visione del terzo occhio era straordinaria. Riflessi di colori diversi apparivano alla mia vista interiore. Aprii nuovamente gli occhi e notai che riuscivo a vedere un alone di luce violetto intorno al corpo di Don Michel. La luce cambiava colore intorno alla sua testa e sembrava sprigionarsi verso l'alto in un movimento irradiante.

Lo stomaco si lamentò ancora e mi venne quasi da ridere. Don Michel si girò verso di me e mi fece un largo sorriso.

«FinalmenteSei tornata sul pianeta terra?» esclamò lui ironicamente 

Lo stomaco fece un lungo gorgoglio e Don Michel si lasciò andare alla sua solita risata. Osservai la luce intorno alla sua testa. D'un tratto cambiò movimento e colore. Tutto il suo corpo era di una tenue luce giallo-oro. Ebbi la strana sensazione di percepire la sua gioia dentro di me e iniziai a ridere insieme a lui. Mattia arrivò proprio in quell'istante. Nel suo sguardo c'era qualcosa di nuovo. Lo osservai senza dire nulla.

«Come ti senti?» mi chiese lui accarezzandomi il viso

«Come una bambina che ha ricevuto un dono che non sapeva esistesse! Parlami della piramide.» risposi io cercando di tirarmi su dalla poltrona

Lui prese una sedia e si sedette accanto a me.

«Quella che tu hai visto è la riproduzione esatta della Stanza del Re. Nella sala in cui siamo stati è stato ricostruito l'interno di una piramide. Questo perché sappiamo che la piramide è una struttura in grado di assimilare e convogliare una potente forza energetica. Molte culture antiche, a iniziare dagli egiziani e dai maya, conoscevano molto bene questa realtà, che nel passare dei secoli è stata troppo a lungo dimenticata. Da queste grandi culture, da questi antichi popoli abbiamo ricevuto una potente eredità. La piramide è in grado di unire le energie della terra con quelle cosmiche realizzando una vibrazione potentissima in grado di riattivare i nostri chakra e risvegliare la nostra energia addormentata mi disse Mattia cercando di essere il più chiaro possibile

«Perché proprio la piramide? Perché proprio qui? Perché la gente non ne è a conoscenza?» continuai a chiedergli

«Con calma, tesoro. Con calma. La piramide ha una struttura energetica in grado di amplificare le energie all'infinito. Gli antichi popoli lo sapevano e per questo motivo ne costruivano di ogni grandezza e misura. Perché proprio qui?

Perché l'energia è l'insieme delle forze vitali che tiene insieme l'universo. Perché l'energia ci tiene in vita e fa crescere le piante e gli alberi. Perché l'energia muove l'acqua degli oceani e dei fiumi. Perché l'energia fa ruotare la terra su stessa e tiene insieme i sistemi solare. Perché l'energia compone ogni nostro pensiero e crea tutto infinitamente. Perché tutto intorno a noi è energia, perché l'energia è nel macrocosmo e nel microcosmo. Perché noi siamo energia allo stato puro e di questa energia abbiamo bisogno per vivere.

Perché la gente non lo sa?

Perché la gente ha smesso di cercare! Gli antichi popoli, coloro che vissero su questo stupendo pianeta migliaia di anni fa, sapevano che l'energia crea tutto e regge tutto e da questa energia avevano tutto il loro sostentamento. Oggi, purtroppo di questa verità non se ne conosce più nulla, perché l'essere umano non va più alla ricerca di se stesso. Noi siamo l'energia, noi siamo la scintilla divina.»

Osservai Mattia senza dire nulla. Mi resi conto che la sua risposta era particolarmente esauriente, ma io avevo ancora tanti dubbi.

«La gente non sa nulla di tutto ciò! Perché non viene messa a conoscenza di quest'altra realtà?» gli chiesi cercando di sollevarmi ancora un po' dallo schienale abbassato della poltrona

«Perché la gente pensa che questa realtà sia una effimera illusione. In pochi ne comprendono la straordinaria portata e, di conseguenza, viene scartata dalla maggioranza. In verità la potenza dell'energia vibratoria della piramide è in grado di svolgere una cura terapeutica straordinaria.

L'energia sottile presente all'interno della struttura piramidale è infatti rilevabile dagli effettivi benefici che produce sia a livello fisico che psicologico, sulla mente umana e sul cibo. Quello che abbiamo vissuto poco fa nella Stanza del Re ha fatto in modo di aumentare la nostra carica vitale, riducendo il livello di stress, gli stimoli corporei errati e di migliorare la nostra capacità di concentrazione.

Questi sono solo alcuni dei benefici conseguenti all'utilizzo dell'energia assimilata dalla struttura piramidale. Utilizzando periodicamente la struttura piramidale si riduce l'attività elettrica cerebrale. Puoi verificarne la sua proprietà osservando il respiro, che diviene lento e ritmico. Inoltre si velocizza la guarigione da malattie e la cicatrizzazione di ferite, si ha una forte riduzione del sovrappeso, un aumento della resistenza dalle malattie ed un miglioramento della digestione. In sostanza, tutto il nostro corpo fisico ne ha dei benefici straordinari.» rispose Mattia alzando lo schienale della poltrona

«Ti rendi conto che questo va contro tutto ciò che la chiesa afferma? Va contro i principi ed i dogmi della chiesa apostolica? La chiesa cattolica afferma senza ogni minimo dubbio che la salvezza eterna avviene per opera della remissione dei peccati e della risurrezione della carne.» ripresi io

«Sì, lo so! Ma so anche che questa realtà non può e non deve essere cancellata. Il potere temporale, con i suoi vescovi, arcivescovi e cardinali non sono in grado di comprendere la portata di questa realtà e se solo riuscissero ad immaginarne gli effetti sulla loro vita e sulla loro esistenza non esiterebbero neppure un istante a divulgarne l'esistenza. Tuttavia, molti di questi porporati si mettono contro questa verità per il timore di perdere il potere che hanno ottenuto nella loro scalata personale.» rispose Mattia

«Cerca di ricordare questa verità, ragazza mia.» mi disse Don Michel avvicinandosi

«La religione e la spiritualità non sono mai andate di pari passo. Dietro ogni confessione religiosa c'è sempre stato un capo, un leader che ha tentato di organizzare e comandare la comunità.

La religione è il tentativo dell'uomo di attribuire ad un essere invisibile e superiore la responsabilità della sua vita. La spiritualità, al contrario, è la capacità di ogni persona di mettere la propria vita prima di ogni cosa, è la possibilità di dare la responsabilità delle proprie azioni a se stessi e non agli altri. La religione ed in particolare la struttura religiosa, che ruota intorno al concetto di religione, relega tutto intorno a se stessa, come fosse il fulcro più importante. La spiritualità, invece, attribuisce importanza al singolo individuo in quanto dotato della scintilla divina.

Bada bene! La piramide potrebbe divenire un giorno il sacro tempio della preghiera universale. Non servirebbero più chiese, moschee o sinagoghe. Il cristianesimo dovrebbe eliminare il Cristo inchiodato ad un pezzo di legno con il sangue grondante dalle ferite, riconoscimento ormai di una iconografia arcaica non solo demoralizzante ma addirittura deleteria per la psiche dei bambini che dovrebbero avvicinarsi, invece, ad una spiritualità vera e propria. I musulmani dovrebbero eliminare dal loro gergo il concetto di punizione come espiazione delle proprie colpe e dei propri peccati riconoscendo invece l'inesistenza della colpa ed attribuendo la massima importanza al libero arbitrio personale. Quando non avremo più bisogno dei crocifissi, delle sacre pietre e dei muri del pianto, allora saremo liberi di amare e di vivere la nostra divinità in un modo assolutamente nuovo e vero.

Il comandamento dato da Yahvé a Mosè, "non ucciderai" ed il primo precetto dell'insegnamento del Buddha "non ucciderai", sono praticamente uguali. Nonostante ciò i conflitti religiosi, le guerre sante e le tensioni politiche hanno fatto e continuano a fare parte della storia del nostro mondo. E dobbiamo riconoscere che di fronte a questi fenomeni, la religione anziché rispondere indicando una via per placare o arrestare la violenza, troppo spesso costruisce ulteriori fattori di brutalità e di estremismo fanatico.

Lo sviluppo delle religioni ed il rapporto di queste con una ipotetica guerra santa o con una crociata, si presenta e si è sempre presentata in una relazione di continuità. Yahvé, il dio di Israele, accompagna troppo spesso il suo popolo sui campi di battaglia, giustificando una guerra che porta ad uccidere. Nota la contraddizione con il comandamento. Anche il cristianesimo non è da meno. Nei combattimenti portati avanti con le crociate i soldati cristiani indossavano un'uniforme con l'insegna di una croce, proprio per giustificare il loro gesto indegno e renderlo, in questo modo, sacro a Dio. La stessa cosa per l'islamismo. Nella religione di Maometto i credenti divengono dei martiri. Il sacrificio dei guerrieri islamici è giustificato, in questo caso, dalla convinzione di rinascere nel paradiso di Allah.»

Tirai un lungo sospiro e rimasi a guardare padre e figlio. Due sacerdoti, due uomini che avevano scelto di fare della loro vita una missione. Ma che tipo di missione? Cosa volevano fare? Dove volevano andare? Li guardai come per scrutare nei loro cuori.

Nelle parole di Don Michel c'era una verità che faceva male: la religione aveva fatto più danni che altro. Dovevo riconoscere che quelle affermazioni erano vere.

«La piramide è semplicemente la simbologia di una religiosità più elevata, della spiritualità allo stato puro, di una esperienza del divino personalizzata. L'essere umano deve semplicemente essere in grado di riconoscere che oltre la barriera del culto religioso dogmatico e rituale, esiste una spiritualità personale. L'esperienza religiosa personale, attraverso la preghiera e la meditazione, deve divenire una forma di conoscenza e di apprendimento di se stessi e dell'universo. Al rituale comunitario, al gesto simbolico, le dottrine e i testi sacri di ogni confessione religiosa, deve contrapporsi la conoscenza scaturita da una esperienza personale. Ragiona su questo concetto, estremamente semplice ma difficile da accettare: sia Yeshua, che Buddha, che Maometto e tutti gli altri Maestri della storia, sono arrivati alla conclusione che la propria ricerca personale porta alla conoscenza di Dio, dell'assoluto. Questo è ciò che accomuna tutte le grandi idee dei grandi maestri della storia.

Sarà proprio l'intuizione del divino nell'uomo, la percezione psicologica di qualcosa di assolutamente diverso dall'essere umano, a spingere il ricercatore spirituale nel credere in un mistero che segna il limite della conoscenza razionale con la religione nel suo senso più elevato del termine.» ribadì Mattia

Annuii, senza dire nulla. Ero ancora stordita dall'esperienza vissuta nella Stanza del Re. Dovevo ragionare, con calma. O forse mi bastava semplicemente pregare e meditare?

"Fare esperienza del divino".

Quella frase mi martellava in testa.

"Fare esperienza del divino".

Eliminare ogni religione? Resettare tutto? Ricordai le parole di Yeshua: "devi essere disposta a fare tabula rasa, ad eliminare dalla tua mente tutto ciò che hai imparato fino ad ora".

«Capisco che possa essere difficile da comprendere! È necessario che tu sia disposta ad accettare questa verità in modo semplice e senza condizionamenti. Non esiste un Dio diverso per ogni confessione religiosa e non esiste confessione religiosa diversa o preferita davanti a Dio, semplicemente perché il divino, la perfezione divina, è insita in ognuno di noi allo stesso modo. Sta a noi scegliere se esprimerlo al massimo delle nostre capacità, in senso positivo o negativo. Tornare indietro nel passato, alle nostre origini e riconoscere che i nostri antenati avevano la soluzione al grande mistero della divinità non deve essere preso dal verso sbagliato. Dalle grandi tradizioni egizie, induiste, buddhiste e conseguentemente cristiano-giudaiche ed essene non possiamo che attingere e trovare verità mistiche importanti, ma dobbiamo ricordarci che l'insegnamento più grande che dobbiamo ricavare dalla nostra vita, sta proprio nel riconoscere la nostra stessa divinità. Le mitologie degli antichi popoli ci devono aiutare a recuperare questa divinità, perché è assolutamente necessario realizzare una nuova forma di spiritualità.» concluse Don Michel

All'improvviso fummo distratti dal borbottio della pentola sul fuoco. Don Michel corse ad abbassare la fiamma per calare la pasta mentre Mattia si occupò di apparecchiare la tavola. Provai ad alzarmi dalla poltrona per aiutare Mattia. Presi le stoviglie dal cassetto della cucina e le posi sul tavolo accanto ai piatti. Avrei voluto dire qualcosa di importante, che fosse degna di quella conversazione così seria, invece non riuscivo a tirar fuori dalla bocca nulla che avesse un senso.

Attendemmo che il pasto fosse pronto e mangiammo in rispettoso silenzio. Avevo preso la giusta direzione? Ero giunta al capolinea della mia ricerca personale? Una serie interminabile di domande frullava nella mia testa. Ero confusa e lucida allo stesso tempo. Mi resi conto che dovevo personalizzare e interiorizzare l'insegnamento dei grandi maestri a cominciare da Yeshua e Miryae. Dovevo assorbire le loro parole ad un livello personale ancora più profondo fino a farle divenire parte integrante di me stessa e del mio esistere.

Avevo bisogno di Dio, del mio Dio, della mia divinità. Non sapevo come esprimere questo concetto così semplice se non nel modo in cui l'avevo pensato in quell'istante.

«Ho bisogno di un altro Dio!» esclamai d'un tratto 

Mattia alzò lo sguardo verso di me senza dire nulla.

«Il vecchio Dio, non funziona, non m'appartiene, non lo riconosco giusto. Ho bisogno di un Dio nuovo, giovane!» ripresi io

«Se il Dio degli ebrei e dei cristiani e quello dei musulmani non funziona, è necessario crearne uno nuovo. È necessario creare una divinità nuova, che un sia Padre-Madre-Fratello-Sorella che stia al passo con noi, con il nostro desiderio di realizzare la nostra felicità ora e per sempre, qui esattamente dove siamo!»

Mattia rimase basito mentre Don Michel si lasciò andare alla sua solita e inconfondibile risata scrosciante.

«Sono stanca, stremata. Sono stufa di credere in un dio che giustifica la violenza e la guerra. Soprattutto sono stanca di vedere come il potere delle grandi religioni legittimi la violenza e stia alle regole di questo gioco al massacro. Comincio a pensare che questo dio di cui parlano gli ebrei, i cristiani e tutti gli altri non esista affatto, non sia reale, che sia stato inventato di sana pianta.»

«Bene!» esclamò Don Michel

«Cosa pensi sia giusto fare?» mi chiese Mattia alzando gli occhi dal piatto. 

Presi il bicchiere e mandai giù un sorso d'acqua per schiarirmi la voce.

«In questo luogo dichiarato sacro dalla maggioranza della popolazione mondiale, mi avete mostrato delle cose che con il cristianesimo non c'entrano praticamente nulla. È esattamente questo che non comprendo. Qui, nella culla del cristianesimo, nel luogo in cui Pietro e Paolo hanno fondato la loro chiesa ho trovato oggetti, libri e manufatti che appartengono a culture completamente estranee alla loro religione.

Non solo! Ho capito che l'essere umano costruisce chiese e templi all'interno dei quali svolge rituali ed in conseguenza di ciò crea una religione, un culto o una fede. Quello che non riesco a comprendere, è il motivo per cui si è arrivati fino a questo punto. Poniamo che esista un dio, che sia uno solo, che non abbia sesso né nome. Perché l'essere umano gli da un appellativo ed un sesso se non lo conosce o non l'ha mai visto? Deve esistere, da qualche parte nell'universo o dentro di noi, un diverso modo di percepire dio, o meglio la divinità? La maggior parte delle religioni afferma e indottrina i propri adepti a cercare dio all'esterno, al di fuori di se stessi! Se invece la risposta fosse contraria? Se la ricerca dovesse essere fatta all'interno di noi?

Dobbiamo sperimentare un diverso modo di conoscere dio, di percepire la nostra divinità. Dobbiamo trovare un altro modo di vedere le cose. 

I grandi maestri hanno insegnato dei precetti fondamentali che si accomunano tra di loro.

Yeshua e Miryae hanno parlato di amore.

Buddha ha espresso il concetto di compassione quale amore incondizionato.

Maometto ha insegnato che dio è la misericordia, cioè amore e compassione, dunque amore incondizionato. Eppure l'umanità si ostina a pregare un dio esterno, lontano da se e dal proprio cuore. Gli uomini si ostinano a pensare che dio sceglie per loro e finiscono per sentirsi soli, stanchi e confusi. Il risultato qual è? Rabbia, tristezza, stanchezza e perdita della fede e delle proprie capacità.

Uno dei sacri insegnamenti del Buddha fu "salva te stesso". Ecco! L'uomo non è in grado di salvare se stesso, perché non è in grado di accettare la propria divinità.

La nega, in un senso del tutto assoluto. Ritiene che solo dio è divino. I cristiani affermano che solo il Figlio di Dio, possa salvarli dalla morte eterna. Gli ebrei ritengono che sia compito di Yahvé dire loro quello che è meglio fare. E così via. Questa è una credenza assurda. L'uomo è dotato di una mente, un intelletto ed una testa per ragionare. Possibile che non si renda conto che questa è una credenza errata? Una giustificazione dai propri errori che fa acqua da tutte le parti? L'uomo deve essere e sentirsi responsabile di se stesso, senza attribuire al suo dio la conseguenza delle sue scelte ed azioni.»

Attesi che Mattia e suo padre dicessero qualcosa. Don Michel mi guardò con la coda dell'occhio mentre toglieva i piatti dal tavolo

«Quindi, secondo te, dovremmo inventarci un altro Dio? A nostra immagine e somiglianza?» mi chiese Mattia posando sul tavolo il vassoio della frutta

Per un attimo mi sentii a disagio. Avevo l'impressione che entrambi stessero mettendo alla prova tutta la mia forza e capacità di discernimento.

«Intendo dire che, dobbiamo accettare l'idea che possa esistere una divinità infinita e impermanente per ogni singolo essere umano, senza distinzione di sesso, razza, condizione sociale, politica o economica.

Intendo dire che la nostra comprensione di dio e della divinità deve essere completamente rivista.

Si tratta, in poche parole, di comprendere un concetto universale, una consapevolezza divina assoluta, per tutti. La capacità di comprensione di dio da parte dell'essere umano è estremamente riduttiva ed incompleta. Se riuscissimo a far capire all'umanità che credere in un solo ed unico dio, in un sola ed unica divinità dentro e fuori di se, è la giusta direzione per portare pace e benessere a tutti, allora avremmo espresso questa consapevolezza divina. E capiremo meglio chi siamo e chi vogliamo essere!»

«Bene!» esclamò divertito Don Michel

«A quanto pare tua madre aveva ragione! Micaela mi sembra propensa ad accettare l'ipotesi di un profondo cambiamento spirituale universale! All'inizio ho avuto dei dubbi. Queste sue parole mi hanno fatto cambiare idea.» proseguì lui parlando al figlio

Mattia sbucciò pazientemente una grossa arancia rossa e mi concesse una sua opinione.

«Sai che questo tuo desiderio di cambiamento sta già avvenendo? La gente è ormai stanca del settarismo religioso e ha bisogno di un punto di riferimento diverso. Le persone desiderose di conoscere se stesse stanno vivendo quel discernimento necessario per prendere una decisione. A livello umanitario questo cambiamento è già in atto. Basta accendere un computer e collegarsi ad un sito internet. Se fai una ricerca troverai migliaia di enti, organizzazioni no profit e associazioni che stanno pensando a qualcosa di concreto per la realizzazione di questo cambiamento. La gente si è svegliata già da tempo. Le persone voglio costruire qualcosa di nuovo, che non sia più condizionato da classi sociali, da poteri cattolici o ecclesiastici. Molte persone si rendono conto che è necessario reagire ad un sistema di controllo delle masse che ha preso il sopravvento per troppo tempo. Se fai una ricerca accurata troverai persone che stanno studiando e cercando una verità uguale per tutti, quella di cui ci parlano Yeshua e Miryae

Mattia mise in bocca uno spicchio d'arancia e me ne porse uno.

«Sai qual è lo strumento affinché questo cambiamento possa avvenire? - mi chiese Don Michel mentre cercava di aprire una noce - La formazione, l'istruzione, la sapienza, in poche parole la conoscenza. Attraverso la conoscenza la gente conoscerà se stessa. Ma! Se alla conoscenza non accostiamo l'esperienza, di tutto il nostro sapere non ce ne facciamo assolutamente nulla. Ti ricordo che tutti i grandi maestri della storia hanno posto le basi della loro conoscenza sull'esperienza quotidiana. Tutto il loro sapere fu messo in pratica quotidianamente.»

«Capisco!» risposi io

«Attenzione, però! Non è necessario cancellare la vecchia idea di dio e della divinità. Credo sia necessario semplicemente rifarle il maquillage!» continuò Don Michel ridendo sulla sua battuta

«Hai detto bene! Dio è dentro di noi. Lo sapevano i grandi maestri e lo hanno ribadito nei loro insegnamenti. Per questo motivo, ti ripeto, che non occorre eliminare gli insegnamenti precedenti, ma al contrario occorre prendere ciò che c'è di buono. Tutte le grandi religioni hanno qualcosa di negativo e qualcosa di positivo. Ancora una cosa: non sono stati questi grandi maestri a creare le loro religioni, ma i loro discepoli o almeno coloro che si sono ritenuti tali. Il cambiamento di cui parlate si può sentire nell'aria. La gente è stanca della diversità. Ha bisogno di sentirsi dire che esiste un dio uguale per tutti, che esiste una divinità fondamentalmente universale, senza un sesso definito, senza una dimensione effettiva, senza una forma o un colore, senza una caratteristica specifica.»

A quel punto mi resi conto che l'argomento della nostra conversazione era divenuto un vero e proprio dibattito.

«Non solo! La gente inizia a rendersi conto che non è necessario incontrare dio per iniziare a credere e avere fede, ma le basta comprendere il concetto di divinità per aumentare di conseguenza la consapevolezza di questa divinità. Questo perché la divinità non è un concetto statico, ma dinamico! Dio e divinità, possono essere due diversi modi per intendere il contatto con il soprannaturale. Quando si parla di dio e di religione, si possono fare due diversi ragionamenti. O pensiamo ad un dio onnipotente, onnipresente e onnisciente al di sopra di noi che tutto decide, che tutto può e che tutto comanda. Oppure pensiamo alla divinità nel senso di soprannaturalità dell'essere umano, parificabile a dio in quanto dio. Ti è chiaro il concetto?» chiese Don Michel

«Sì! Questo è uno dei principali insegnamenti di Yeshua e Miryae: riconosci la divinità in te, riconosci che tu sei dio, riconosci che dio è ovunque e in ogni essere vivente.» risposi io

«Esatto! E in questo riconoscimento della divinità, non dobbiamo fare altro che risvegliarci!» riprese Don Michel

«Riesci a comprendere che questo concetto di divinità e risveglio interiore è completamente opposto a ciò che le maggiori religioni del mondo hanno insegnato per centinaia di anni?» mi chiese d'un tratto Mattia poggiandosi all'indietro sullo schienale della sedia, incrociando la braccia sul petto

«Certo! È questo che volevo evidenziare! Le grandi religioni parlano di un dio creatore che poi si distacca completamente dalla sua creazione e che non influisce affatto su di essa. Al contrario l'insegnamento dei maestri dice che dio è in ognuno di noi. C'è una profonda contraddizioneesclamai io

«Non solo è in contraddizione! È anche provocatoria, perché mette in crisi la struttura delle grandi società religiose, politiche ed economiche. Ragiona su questa verità! Fin quando c'è un papa, un rabbino o un califfo, che detiene un potere sulla massa, perché dice alla gente che dio li condannerà al fuoco dell'inferno se non farà come dice lui, nessuno sarà libero di realizzare la propria divinità. Soprattutto perché al Papa, al rabbino o al califfo non fa comodo. I grandi maestri sono stati anche dei grandi provocatori, soprattutto quando si ponevano contro il potere. Yeshua, per esempio, si era messo contro gli scribi e i farisei, affermando con forza che il regno dei cieli è dentro di noi e stimolando la gente a cercare la verità dentro il proprio cuore. Yeshua aveva detto al mondo di cercare dio dentro di se e non all'esterno. Per questo motivo si era messo contro il potere che dominava la gente. Per questo motivo fu arrestato e condannato.» ribatté Mattia

«Va bene! È chiaro! Quindi basta comunicare con la gente e dire loro che sono divini!» dissi io senza pensare troppo a quel che dicevo, provocando di conseguenza l'ilarità di Don Michel

«Oh, sì! In pratica sì! Noi possiamo spiegare, parlare, aprire una strada nuova che coinvolga le persone verso un percorso nuovo. Possiamo dire loro come fare. Ma non possiamo fare di più! Esiste il libero arbitrio, cioè la libertà di scelta di ogni persona, non solo di un cristiano, ma di tutti gli essere viventi, a prescindere dalla confessione religiosa da loro adottata. L'essere umano ha una mente, una coscienza e un cuore ed è libero di fare della sua vita, quello che vuole. Di conseguenza non può e non deve essere costretto a fare una scelta che sia contraria alle sue idee e opinioni. Noi, non dobbiamo costringere nessuno. Al contrario dobbiamo informare la gente che c'è questa possibilità. Dobbiamo dire loro che possono essere felici realizzando la divinità dentro di se.» rispose Don Michel

«Il punto è dare l'esempio. La nostra vita deve essere l'esempio, come hanno fatto Yeshua e Miryae.» affermò Mattia

«Questo significa che noi dobbiamo vivere la vita come fosse un insegnamento, come fosse una lezione. Dobbiamo fare della nostra vita l'insegnamento!» ribadì Don Michel

«Cavoli!» esclamai

Don Michel divenne serio. Il suo volto era immobile e impassibile. Prese una sedia la girò e si sedette cavalcioni con le braccia incrociate e appoggiate sullo schienale. Mi guardò come se stesse scrutando ogni angolo più nascosto del mio cuore.

«Ora ti faccio una domanda! Pensaci bene prima di rispondermi. Come sarebbe stato il mondo senza la religione?» mi chiese lui

"Che diavolo di domanda è?" pensai

Fissai gli occhi di Mattia per cercare un aiuto. Lui si alzò dalla sedia e prese un libricino su una mensolina della cucina. Dovevo rispondere alla domanda?

«Cavoli!» esclamai ancora

Dovevo parlare della religione di fronte a due sacerdoti! E come? In positivo o in negativo? Poi mi venne un pensiero.

«La religione è stata costruita dall'uomo per giustificare eventi considerati soprannaturali ed inspiegabili dalla mente umana. È stato in quel momento che è nata la religione! L'uomo ha attribuito agli eventi della natura, dapprima il fuoco e l'acqua, delle connotazioni sovrannaturali e di conseguenza ha creduto che dietro quegli eventi ci fosse un dio o più dèi che gestissero quegli eventi.

Credo che la nascita della religione sia dovuta alla paura ed all'ignoranza dell'uomo! Di conseguenza, se l'uomo non avesse avuto paura del fuoco, dell'acqua, dei terremoti e del mondo intorno a sé, se avesse osservato ed esaminato meglio il sole, la terra, il cielo e le stelle ed avesse compreso che non c'era nulla di cui aver paura, non avrebbe pensato né immaginato che tutto era stato creato da un dio o più dei. Quindi la religione è solo un modo per giustificare la presenza della vita e degli avvenimenti naturali sul nostro pianeta e nell'universo! La religione nasce dalla necessità di gestire e tenere sotto controllo questi eventi soprannaturali attraverso persone addette, attraverso sacerdoti, guru, santoni che leggendo gli astri, facendo rituali e cerimonie, pensavano di tenersi buono dio o gli déi. Questo perché pensavano che dio o gli déi fossero in grado di gestire gli elementi della natura e potessero tenerli sotto controllo. Una volta dato potere a un guru, un santone o ad un sacerdote si è dato potere ad un gruppo di persone su altre persone o, peggio ancora, ad una sola persona su un gruppo di persone. Così non esiste più il principio di uguaglianza, ma quello di sudditanza. Nasce il concetto di peccato, in conseguenza di un avvenimento considerato sovrannaturale e l'uomo inizia a pensare che tutto ciò che avviene sul pianeta, dai terremoti alle alluvioni, è collegato all'ira di dio o degli déi. Questa convinzione entra a far parte della forma mentis dell'uomo che viene, in questo modo, sfruttato e gestito da altri uomini. Tutto ruota intorno ai concetti di paura e ignoranza! Molto probabilmente se l'uomo non avesse avuto paura del mondo, non avrebbe creato neppure gli déi e i demoni e, di conseguenza, un ordine religioso precostituito. Non sarebbero nate le religioni, le sette e le strutture religiose e non ci sarebbero neppure i sacerdoti, i rabbini, gli himam, i guru, i santoni e così via. Tutti saremmo uguali. Tutti avremmo lo stesso ruolo. Tutti avremmo la stessa possibilità di fronte a Dio e al divino.»

Don Michel mi guardò soddisfatto mentre Mattia continuava a sfogliare il libricino che aveva in mano.

«Ed io non starei qui con indosso un abito talare!» ribadì lui sorridendomi

«Ora ti faccio un'altra domanda! Cosa sarebbe accaduto se l'uomo fosse stato in grado di comprendere sin dall'inizio gli eventi naturali e li avesse considerati come parte di se e del suo essere?»

«Molto probabilmente avrebbe vissuto la sua esistenza in un modo completamente diverso. La religione sarebbe stata inutile e l'uomo avrebbe comunque teso verso la realizzazione di un modello comportamentale più elevato, dove la dignità, l'amore, la misericordia, la compassione sarebbero stati i princìpi basilari della vita. Molto probabilmente non avrebbero avuto bisogno di persone autorizzate a svolgere dei rituali, perché tutti uomini e donne, avrebbero avuto le stesse condizioni e gli stessi diritti di svolgere un rituale.» risposi io

«Bene! Molto bene! Ora facciamo un passo indietro! Poniamo che non esista un dio, che non esista una divinità che quindi non dobbiamo tendere a realizzare nulla. Poniamo che esista solo la scienza e che tutto sia ateo, meglio ancora, vuoto. Dove sta l'uomo in tutto questo?» mi chiese nuovamente Don Michel

«Cavoli!» risposi ancora

Poi ricordai una delle lezioni di Yeshua.

«L'uomo sta in questo vuoto, nel non-mentale, nello stato di coscienza pura! Yeshua mi ha parlato di metafisica, della vibrazione creatrice. Mi ha anche spiegato che l'uomo è il creatore di Dio, perché dio non è altro che uno stato coscienziale, uno status di non mente, lo ha chiamato status non-mentale!» dissi io cercando di ripetere le giuste parole

Mattia alzò gli occhi dal libro e sorrise.

«Dio è coscienza! Questa è una delle lezioni più belle. Realizzare la propria divinità significa realizzare di essere parte integrante della coscienza di Dio ed espandere la propria per arrivare alla coscienza universale!» disse Mattia facendo uno strano movimento con l'occhio e tirando su il sopracciglio destro, come per fare una smorfia.

«Il problema è che l'uomo non comprende il concetto di coscienza, di consapevolezza del sé e di conseguenza non è in grado di sviluppare questo stato. Purtroppo la maggior parte delle persone non conoscono questo stato di coscienza semplicemente perché non sanno e non voglio sapere. Hai detto bene all'inizio. Tutto ruota intorno ai concetti di paura ed ignoranza. Fino a quando l'uomo si farà guidare da altri uomini e non prenderà in mano le redini della sua vita, per paura o per ignoranza, non sarà in grado di conoscere se stesso e il suo stato coscienziale. La coscienza è parte di noi e noi siamo parte della coscienza, di questo stato di consapevolezza in continuo divenire.» proseguì lui

«Yeshua mi ha anche spiegato che per arrivare a conoscere e realizzare questo stato di coscienza universale, occorre pregare e meditare e raggiungere il centro del nostro cuore, della nostra anima.» osservai io

«Hai ancora bisogno di un altro Dio?» mi chiese Don Michel divertito

Mattia si mise a ridere e fece un'altra smorfia. Scostai la ciocca di capelli dagli occhi chiudendoli per un istante e mi resi conto che il terzo occhio era aperto e attivo. Aprii gli occhi di scatto ed osservai padre e figlio davanti a me. In quell'istante mi resi conto che entrambi non avevano capito cosa mi stesse accadendo. Le loro aure erano limpide e brillanti. I muri sembravano galleggiare davanti al mio sguardo. Capii che stavo vivendo nuovamente uno di quei momenti di librazione. Come potevo definirli. Distacco dal corpo? Eppure il mio corpo fisico era lucido, riuscivo a sentirne il mio respiro e il movimento. Nello stesso tempo avevo l'impressione che la mia mente, il mio stato mentale, fluttuasse nell'aria, nel cosmo. Era come se i confini dello spazio fossero scomparsi.

Guardai il mio corpo fisico. Respiravo. Guardai Mattia davanti a me. Toccai la mia mano. Nello stesso istante sentivo di non essere solo nel corpo fisico, ma sopra di esso e intorno ad esso. Per un brevissimo momento ebbi la sensazione di essere ovunque e di osservare qualcosa o qualcuno da un'angolazione immensa. Presa da un attimo di inquietudine chiusi nuovamente gli occhi e vidi apparire al mio sguardo il volto di Miryae.

«Sta calma! Quello che stai vivendo è la conseguenza della pratica costante di un corretta meditazione! Apri gli occhi, fa dei lunghi respiri e osserva serenamente cosa accade al tuo corpo e alla tua coscienza!» mi disse lei cercando di tranquillizzarmi

Feci come mi disse Miryae e cercai di mantenere il controllo. Mattia e suo padre mi guardarono come se avessi visto un fantasma.

«Beh?» mi chiese Mattia

«No! L'ho appena conosciuto!» risposi io

Mattia mi prese la mano e mi guardò negli occhi.

«Cos'è successo?» mi chiese lui

«Non lo so! So solo che ho visto qualcosa che non ha forma, né spazio o tempo e io in quel qualcosa c'ero dentro, gli appartenevo e mi apparteneva. Ho visto che non esiste un inizio né una fine, che il concetto di spazio e di tempo, non esiste risposi nuovamente senza pensare troppo a quello che dicevo

Tutto veniva spontaneamente. Tutto era così chiaro, limpido e lucido.

«L'akasha!» esclamò Don Michel

«Che cosa?» chiesi incuriosita

«L'akasha è la memoria dell'universo. Viene comunemente conosciuta come la biblioteca dell'universo. È la sede dell'intelligenza, la casa della coscienza. Il luogo dove è scritto tutto ciò che è. In pochi la conoscono e la sanno compenetrare!» rispose Mattia

«Si dice che colui che riesce a penetrarla e conoscerla, è in grado di comprendere la reale natura dell'universo.» continuò Don Michel

«Straordinario. Avevo la limpidissima sensazione di essere immanente, come se non esistesse né la morte né il passaggio. Era tutto un ciclo costante, come una ruota.» risposi io

«È ciò che i monaci tibetani chiamano ruota cosmica, il ciclo costante che abbraccia tutto, che comprende tutto, perché è tutto!» chiarì Mattia

Mi resi conto che stavo conoscendo qualcosa di nuovo che non immaginavo neppure potesse esistere. Ero sempre stata ancorata alla vita fisica, condizionata dei sensi corporali. Ora vedevo la vita come un processo circolare e ciclico, un'esistenza che non perde nulla perché non aveva nulla da perdere. Quel che stavo vivendo in quegli istanti era più grande di quello che potessi assorbire e metabolizzare, in così poco tempo. Avevo il desiderio di riposare, di pregare, di chiudere gli occhi in un sonno psicologico.

Come avesse capito quello che stavo provando, Don Michel mi accarezzò la testa e mi diede un bacio sulla fronte.

«Basta così! Hai bisogno di riposare. Avrai tempo per comprendere tutte queste informazioni. Sta tranquilla e fatti una passeggiata nella basilica, se vuoi!»

Ringraziai Don Michel. Lo osservai per un istante e lo immaginai senza il klergiman. Era un bell'uomo dalla capigliatura brizzolata e la corporatura robusta e possente. Mattia gli somigliava abbastanza. Sono in quell'istante mi resi conto dell'uomo dietro l'abito sacerdotale.