Capitolo 25 - Regina e Sacerdotessa
"Mi baci con i baci della sua
bocca!
Sì, le tue tenerezze sono più dolci del vino.
Per la fragranza sono inebrianti i tuoi profumi,
profumo olezzante è il tuo nome, per questo le giovinette ti amano.
Attirami dietro a te, corriamo!
M'introduca il re nelle sue stanze:
gioiremo e ci rallegreremo per te,
ricorderemo le tue tenerezze più del vino."
(Cantico dei Cantici)
Micaela era profondamente
cambiata. Assorbiva tutte le informazioni che le avevo dato in quei giorni con
una forza eccezionale. Ci recammo nella basilica e ci sedemmo su una panca
della navata. Avrei voluto farle lezione di architettura, ma sapevo che avrei
peccato di presunzione. Del resto l'esperto del settore era mio padre. Sapevo a
malapena la storia della costruzione del baldacchino. Micaela alzò gli occhi
all'abside e poi si girò verso di me
«Credo sia giusto cambiare la frase detta prima in canonica. Non è affatto necessario creare un altro Dio. La verità è che l'umanità ha dato a Dio troppi nomi e quindi non è più in grado di capire chi è veramente. La verità è che Dio è la vita stessa dell'universo. Non c'è verità più grande!» disse lei guardandomi con i suoi occhi verdi
«La cosa più assurda che si possa fare è dare un nome all'esistenza stessa della vita. Dio non è Yahvé, non è Allah, non è Brahma, Shiva, o Vishnu. Dio è Vita e la Vita è Dio, nel suo significato più semplice e completo. Per me è la verità più importante, per qualcuno può essere un'eresia. Eppure, sono dell'opinione che coloro che non riescono a comprendere questa verità, non riusciranno mai a vivere una vita serena e appagante.
Uccidere la vita significa uccidere Dio.
Uccidere Dio significa uccidere tutto ciò che è vita.
Dio è e deve essere, maschio e femmina allo stesso tempo.
Di conseguenza la vita è degna di essere vissuta dall'uomo e dalla donna, nella stesso identico modo e con la stessa identica dignità.
Gli insegnamenti di donna Marta e Miryae tendevano a farmi comprendere questa realtà ultima. La società, col passare dei secoli è riuscita a relegare la donna a un ruolo secondario, che si tratti di un contesto cattolico o ebreo o musulmano o che si tratti di un contesto sociale, lavorativo ed economico. Il compito della donna è unico e straordinario nel suo genere, eppure limitante e limitato dalle congetture dell'uomo.
Dio è uomo e donna allo stesso tempo. La vita è dell'uomo e della donna allo stesso tempo. La dignità della vita è dell'uomo e della donna allo stesso tempo, e non deve essere altrimenti.»
Rimanemmo in silenzio a osservare i turisti che entravano nella chiesa.
Avevo tolto il klergiman, di conseguenza, nessuno poteva immaginare che fossi un sacerdote. Presi la mano di Micaela e la strinsi forte. Sentii il suo calore tra le mie mani. Mi resi conto che stava pregando con il corpo, con la mente e con il cuore. Un'anziana donna ci passò davanti e fece un largo sorriso. Per un istante ebbi la strana sensazione di essere arrossito.
«La maggior parte degli essere umani hanno pensato che Dio ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza. In verità, è l'Uomo che ha creato il suo Dio a sua immagine e somiglianza, facendo di se stesso semplicemente un disegno più grande e più potente.
E purtroppo ha fatto anche di peggio! Inizialmente definì Dio come essere primordiale femminile e maschile. Poi col passare dei secoli ritenne di cancellare il principio femminile, aumentando la forza del potente dittatore maschile che tutto vede e provvede. Per rendere più forte questa giustificazione, accusò la donna di blasfemia e responsabile delle scelte sbagliate dell'essere umano, condannandola ad essere sottoposta all'uomo ed indegna di essere al suo fianco.
Così tutta la teologia cattolica, quella ebraica e quella islamica, poi hanno creato un diritto religioso, una cultura in cui la donna non era e non è ancora all'altezza della situazione. In altre parole, Dio non era più donna. Miryae decise di combattere questa convinzione, accettando le regole di un gioco al massacro accanto a Yeshua e ne ha pagato le estreme conseguenze. Di lei e della sua vita non si assolutamente nulla se non qualche strana e assurda leggenda. Condannata ad essere considerata per secoli una prostituta redenta, le è stato addossato un appellativo che non ha nulla a che vedere con la sua figura.
Se solo tu potessi vedere quanto è bella. Se solo tu potessi percepire la sua dolcezza. Nel suo sguardo non c'è un velo di rabbia o rancore, solo una grande compassione.
È un sentimento strano, difficile da percepire, ma riesco a comprendere l'amore e la sofferenza che provò sotto la croce. Vedere crocifisso l'uomo che si ama e non poter fare nulla per salvarlo. Essere inerte di fronte a quel dolore così forte. Voler alleviare la sofferenza del chiodo conficcato nella mano senza poterlo fare.
Abbiamo crocifisso una donna, Mattia. Il giorno in cui abbiamo crocifisso Yeshua, abbiamo crocifisso anche Miryae. Te ne rendi conto? Ti rendi conto di quello che è stato fatto?»
Guardai Micaela diritta negli occhi. Un tonfo nel cuore sembrò bloccare i miei battiti. Iniziai a piangere. Non avevo mai preso in considerazione una cosa del genere in tutta la mia vita. Se era vero che Yeshua aveva sposato Miryae e da lei aveva avuto dei figli, se era vero che il tempo aveva cancellato la storia di quell'amore così grande e incondizionato, era anche vero che tutti noi eravamo responsabili di quel gesto. Avevamo crocifisso anche Miryae e non me ne ero reso conto, neppure per un istante.
Io per primo, che tanto amavo Yeshua e lo consideravo il mio maestro, mai avevo percepito il dolore di Miryae. Il cuore di una donna, invece, il cuore di Micaela aveva percepito quel dolore. Avevo come l'impressione che stesse sentendo quel dolore nel suo stesso corpo e nella sua anima. Ripensai alla via crucis e a tutto il calvario. Ripensai per un istante a tutte le persone che nella loro vita, per finta o per davvero, avevano ricevuto le stigmati. Solo in quel momento realizzai una verità che non avevo mai preso in considerazione. Nessuno aveva percepito il dolore di Miryae. Guardai Micaela con occhi diversi. In lei c'era qualcosa che non riuscivo ancora a comprendere. Poco distante da noi c'era una suora che camminava al centro della chiesa tra le due navate con passo cadente e ritmato. Mi voltai a cercare gli occhi di Micaela e mi resi conto che la guardò con la coda dell'occhio.
«Si dice che ogni donna che diviene suora si sposa con Yeshua. Se tu vedessi la bellezza e la semplicità di Miryae rideresti anche tu! L'insegnamento di Yeshua e Miryae non esiste più. Quello che loro hanno insegnato agli uomini è andato perso completamente. Se c'è una possibilità di renderlo ancora vivo allora dobbiamo impegnarci per realizzarla.» disse lei ridendo
All'udire quelle sue parole mi venne alla mente un particolare.
«Ti va di fare una passeggiata fuori di qui?» le chiesi
Lei annuì. La presi per mano e uscimmo fuori dalla basilica. Il sole era al tramonto ma sapevo che la Basilica di Santa Maria in Trastevere era ancora aperta. Arrivammo in fretta in via della Conciliazione e poi subito a destra sul Lungotevere. In mezzora eravamo davanti all'entrata della basilica. Attraversammo la porta ed entrammo nella chiesa. La portai sotto l'abside in modo talmente veloce che non le diedi il tempo di realizzare dove fosse. Le indicai lo straordinario mosaico che ricopriva l'abside e la vidi piangere, di un pianto liberatorio.

Micaela era lì, accanto a me, con le lacrime che le rigavano il volto. Mi guardò con una dolcezza infinita accennando un lieve sorriso.
«È lei!» mi disse sommessamente continuando a guardare il mosaico.
«È Miryae accanto a Yeshua!»
«È Miryae!» le confermai io
«La chiesa afferma che quella donna accanto a Yeshua non è Miryae!»
Micaela si girò verso di me come per dirmi che stavo dicendo una falsità.
«È lei, Mattia! È veramente Miryae. Non c'è dubbio! Chiunque abbia realizzato questo mosaico ha conosciuto il volto di Miryae e di Yeshua. Sono convintissima di quello che dico!»
«L'iconografia di Maria Miryae o di Miryae, come la conosciamo noi non è ben definita. Ogni dipinto o riproduzione di Yeshua e Miryae sono talvolta contraddittorie. L'unica cosa che li accomuna è il colore dei capelli di Miryae e la lunghezza di quelli di Yeshua. Per il resto ci sono forti contraddizioni.» le risposi io
«Lo capisco! Ma mi rendo conto che questo mosaico è a dir poco verosimile! La figura di Miryae è pressoché identica e quella di Yeshua cambia per piccolissimi particolari. Il fatto poi che siano entrambi seduti su un trono, dimostra che sono sullo stesso livello. Uomo e donna sono parificati.» mi disse lei con una sicurezza tale da sbalordirmi
«Hai ragione! Osserva bene il mosaico. Yeshua ha in mano un libro aperto su cui è scritto:
Veni electa mea et ponam in te thronum meum,
il che significa
"Vieni mia eletta e porrà in te il mio trono"
Miryae risponde con le parole del cantico dei cantici,
"Leva eius sub capite meo et dextera illius amplexabitur me"
che tradotto significa
"La sua sinistra è sotto il mio capo e la sua destra mi abbraccerà"
Guarda la mano destra di Yeshua. Sta abbracciando la sua sposa. E la sua sinistra è più in basso rispetto al capo incoronato di Miryae. Molti studiosi ritengono che la donna accanto a Yeshua rappresenti la Chiesa sua sposa. Nello stesso tempo affermano che la Chiesa è Maria! Comprendi il giro di parole? Maria, la Chiesa di Dio, è sposa di Dio. Miryae è la Chiesa di Yeshua, la sposa di Yeshua!»
«Non ci posso credere! Adesso ho capito! Ce l'avevo sotto gli occhi e non riuscivo a comprenderlo! È qui! È palese! È in tutte le chiese! È davanti a noi! Miryae è sempre stata qui e noi non ce ne siamo mai accorti. Basta solo volerla vedere! Basta soltanto comprendere il significato del suo messaggio.» esclamò Micaela gesticolando con le mani e indicando vari affreschi della basilica
Io la guardavo quasi estasiato. Non c'era più nulla da dire! In pochi istanti aveva compreso una verità da sempre nascosta e che ora era chiara anche a lei.
Le presi la mano e la strinsi forte. Lei pianse ancora. Era bellissimo vederla così emozionata. La sua struggente limpidezza d'animo aveva colto il segno nel mio cuore. L'abbracciai forte a me e la baciai sulla fronte. Il profumo della sua pelle mi fece sussultare e sentii un calore intenso nel cuore.
«Vorrei chiederti una cortesia!» mi chiese lei stringendosi a me
«Dimmi!» le risposi senza staccarmi da lei
«Vorrei poter consultare alcune opere della biblioteca vaticana!»
«Certo! Cosa vuoi sapere?»
«Sono curiosa di vedere se esistono altre basiliche o chiese che hanno raffigurazioni di questo genere.»
«Basta chiedere a mio padre! Lui saprà dove cercare.»
S'era fatto buio. I colori della città erano cambiati. Uscimmo dalla basilica e in poco tempo ci ritrovammo sul Lungotevere. A pochi passi da noi si potevano vedere gli angeli di Castel Sant'Angelo. Camminammo sul lungotevere osservando i grandi barconi che portavano a spasso i turisti sul biondo fiume romano.
Ci soffermammo a guardare le luci della città per un istante e poi tornammo in canonica.
«Era ora! Pensavo vi foste persi dentro qualche cripta! La cena è quasi fredda! Forza venite a mangiare!» esclamò mio padre vedendoci tornare
Ci togliemmo i cappotti e in pochi minuti eravamo seduti intorno alla tavola apparecchiata.
«Suor Caterina stasera ha superato se stessa!» disse mio padre porgendoci il piatto con una zuppa davvero invitante
«Ho portato Micaela alla basilica di Santa Maria in Trastevere!» dopo aver sorseggiato un po' di brodo
«Ottima idea! Novità sotto il cielo di Roma?» chiese lui con la sua solita ironia
«Padre! Sapete dirmi se ci sono altre basiliche o chiese con raffigurazioni dello Sposo e della Sposa?» chiese Micaela
«Come no! Certo che ne sono! E sono anche molte!» rispose lui continuando a mangiare
«Vediamo un po'. C'è la chiesa di Monteluce, nel monastero di Santa Maria. Nella cappellina si trova un affresco che rappresenta l'incoronazione di Maria la Sposa. Il gesto di Yeshua, cioè l'incoronazione della sposa, ricorda il momento del sacro matrimonio, dello hieros gamos divino. Un altro affresco molto simile lo troviamo nel Sacro Speco di Subiaco, dove viene rappresentato ancora una volta, l'amore dello Sposo e della Sposa. E se mi ricordo bene, nella basilica di San Francesco d'Assisi, precisamente nell'abside della chiesa superiore, c'è un affresco del Cimabue che rappresenta l'abbraccio dello Sposo e della Sposa! Facciamo una cosa! Finiamo la cena e vediamo se troviamo qualcosa di più nelle riviste storiografiche!» ci disse sorridendo


Micaela era raggiante. Mi resi conto che stava completando il suo puzzle. Tutti i pezzi si incastravano alla perfezione e il disegno stava prendendo forma. Mio padre continuò a mangiare senza dire neppure una parola. Io mi sentivo stremato ma felice per come stava evolvendo la situazione. Mi convinsi che Micaela aveva compreso il gioco e il messaggio delle raffigurazioni. Terminammo la cena e sparecchiammo la tavola. Qualche istante dopo eravamo nello studio di mio padre.
Accesi il computer portatile e inserii la password d'accesso. Osservai il volto di Micaela. Era serena eppure desiderosa di mettere insieme gli ultimi pezzi di quel puzzle gigante.
«Il concetto di sposo e sposa è un simbolismo mistico molto importante, che ritroviamo in ogni religione della storia. L'equilibrio tra il principio maschile e femminile, tra il mondo solare espresso dall'uomo e quello lunare espresso dalla donna, è manifestato dal Sole e dalla Luna.
Questa grande dicotomia espressa in ogni cultura antica, da quella egizia a quella vedica, è conseguenza dello studio del cielo, degli altri e delle leggi cosmiche.
Yeshua e Miryae conoscevano molto bene questa dicotomia e la espressero in modo assoluto. Per questo motivo, quando parliamo di Miryae dobbiamo riferirci alla massima espressione femminile, alla Donna che conosceva il Tutto, l'iniziatrice ai Grandi Misteri della Madre Divina e quando parliamo di Yeshua ci riferiamo alla incarnazione del sacro maschile, del Dio Padre.
Miryae era dotata di una conoscenza, una visione e una percezione straordinaria. Definita la via della Grazie e dell'Eros, bevve alla sorgente dell'intelletto rappresentato da Yeshua, il Logos fatto Carne, il Cristo che diviene Supremo Padre dell'Universo.
Fu infatti lei che unse Yeshua al sacro matrimonio realizzando, con questo gesto lo hieros gamos divino, la cerimonia di consacrazione del Re.
Fu lei che trasmise al mondo il messaggio iniziatico che entrambi stavano compiendo.
In tutti i dipinti e gli affreschi Miryae è rappresentata come la regina del Graal, la coppa della conoscenza e della comprensione, accanto al suo compagno, lo sposo alchemico, il Verbo incarnato.
Miryae la sacerdotessa sceglie il suo Re e durante la cerimonia dell'unzione lo consacra, cerca gli oli aromatici più costosi e li cosparge sui piedi e sul capo del suo Sposo. Riesci a comprendere il segreto iniziatico?» le chiese mio padre
«Credo di sì! Credo di aver compreso il messaggio, un segreto esclusivamente femminile! La donna è la Sposa Iniziatrice, il principio femminile, il Divino Spirito Santo mediante il quale l'adepto riceve il battesimo. L'uomo è l'Iniziato, il principio maschile che si incarna, che si rende uomo mediante lo Spirito Santo. La percezione, la comprensione e la realizzazione ultima dell'evento della morte e della risurrezione del Sol Invictus, viene affidato esclusivamente alla forza ed all'amore di Miryae. Dopo la morte del Re, dopo il sacrificio del dio Sole, tutto ruota intorno alla figura della forza dello Spirito Santo, che fa risorgere l'amore perduto.
La sacra unzione è il rito iniziale, prima dello hieros gamos, prima del gesto di unione del Re-Sacerdote, pervaso della potenza del dio maschile e della Regina-Sacerdotessa, posseduta dalla Grande Dea.
In questo gesto si riconosce la necessaria compresenza del principio maschile e di quello femminile, dell'uomo e della donna. Senza il potere ricevuto dalla donna il sovrano non è in grado di regnare. Questo è il significato delle Nozze Sacre.» rispose Micaela con enfasi
A quella spiegazione così chiara e completa mio padre si mise una mano sulla testa come per dire qualcosa, ma si trattenne dal dirlo. Tirò un lungo respiro e la guardò diritta negli occhi.
«Ragazza, tu mi stupisci sempre di più!» proseguì lui applaudendo proseguendo nella spiegazione
«Nelle antiche civiltà il concetto dell'unione sacra era molto diffuso. Essa rappresentava un rapporto di simbiosi tra il principio maschile e quello femminile. Gli esempi più eclatanti li ritroviamo nella storia di Iside e Osiride, in quella di Tanmuz e Ishtar e persino nella storia di Adone e Venere. La storia di Yeshua e Miryae non è da meno. In conclusione, possiamo dire che la dea non è altro che l'esaltazione del principio femminile. Ella viene considerata parte integrante e discendente dall'eterno femminile, quale concetto ancestrale, perché la donna è la rappresentazione fisica della Dea Madre, come Natura. E l'uomo è la rappresentazione fisica di Dio Padre, l'incarnazione del Sol Invictus, del dio Sole, come luce che vince le tenebre. La donna dea ed il dio uomo, Dea Madre e Dio Padre.»
Mentre mio padre continuava a parlare, mi mossi verso lo scrittoio e presi il libro della Bibbia.
«Ecco! Ti voglio leggere un passo del Cantico dei Cantici!
Ascolta queste parole! Parla prima la sposa.
"Oh, se tu fossi un mio fratello, allattato al seno di mia madre!
Trovandoti fuori ti potrei baciare e nessuno potrebbe disprezzarmi.
Ti condurrei, ti introdurrei nella casa di mia madre;
m'insegneresti l'arte dell'amore.
Ti farei bere vino aromatico, del succo del mio melograno.
La sua sinistra è sotto il mio capo e la sua destra mi abbraccia."
E lo sposo risponde:
"Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,
non destate, non scuotete dal sonno l'amata, finché non lo voglia."
D'un tratto vidi Micaela perdere i sensi. La presi per un braccio e lei si accasciò su di me.
«La sua sinistra è sotto il mio capo e la sua destra mi abbraccia! Sono le parole sul libro che tiene in mano la sposa del mosaico della Basilica di Santa Maria in Trastevere.» sussurrò
Le accarezzai il volto e la presi in braccio per stenderla sul divano.
«Oggi ti sei stancata molto. Dì un po' quanto ore hai dormito ieri notte?» le chiesi
«A dire il vero, credo di non aver dormito affatto!»
Guardai l'orologio. Erano le dieci di sera. Mio padre iniziò a scrivere qualcosa sulla tastiera del computer e mandò in stampa dei fogli.
«Vediamo un'ultima cosa. Poi potremo andare a riposare.» disse mio padre voltandosi verso di noi
«Il Cantico dei Cantici è una delle opere più belle in assoluto della Sacra Bibbia. Per alcuni versi è considerato un adattamento alla cerimonia dello hieros gamos di Osiride e Iside. L'inno in questione, che si ritiene sia opera di Salomone, racconta la storia dello Sposo Regale che viene giustiziato e della sua Sposa che lo cerca, piangendone la morte, fino a quando non si riunisce a lui. Tutta l'opera è incentrata sull'amore della donna per il suo sposo ucciso, sul principio primigenio della Magna Mater quale generatrice cosmogonica, quale Madre e Sposa del principio originale maschile. Questo principio viene ripreso da Yeshua e Miryae. La donna divina, la sposa, è la Sophia, la madre che genera il mondo. Miryae rappresenta la Sophia, Yeshua rappresenta il Dio incarnato, il mondo. Hai mai sentito parlare della Pistis Sophia?» chiese nuovamente mio padre
«Sì. Il codice Askew!» rispose Micaela
«Esatto! Si tratta di un trattato scritto in greco su pergamena, in lettere maiuscole. È scritto a forma di libro e non a rotolo. È composto di 346 pagine e per la maggior parte è ancora in ottimo stato. Mancano solo pochissime parti e si ritiene sia stato scritto direttamente da Miryae. Il trattato racconta che dopo la sua crocifissione Yeshua ha trascorso altri undici anni con suoi discepoli istruendoli sui misteri. Ti stampo una copia del testo, così da poterlo leggere con calma. Io ti leggo solamente alcuni passi che ritengo sia importanti per farti comprendere la connessione logica con quello che Yeshua e Miryae hanno insegnato.
"Dopo aver parlato così ai suoi discepoli, il Salvatore domandò loro: «Comprendete voi il modo in cui vi parlo?».
Nuovamente si fece avanti Maria e disse: «Sì, mio Signore, comprendo il modo in cui mi parli e afferro tutte [le parole]. Or dunque, a proposito di queste parole che dici, la mia mente ha suscitato in me quattro pensieri: il mio uomo luminoso mi ha mossa, ha gioito e ribollito in me desiderando uscire da me per penetrare in te.»
Ecco un altro passo importante!
«Il Salvatore rispose nuovamente, e disse a Maria «In verità, in verità ti dico: l'uomo che conosciuto la divinità, che ha ricevuto i misteri della luce, e ha peccato e non si è convertito provandone pentimento, nei giudizi punitivi riceverà sofferenza, avrà grandi sofferenze e giudizi molto più severi in paragone all'uomo empio e iniquo che non ha conosciuto la divinità. E ora, chi ha orecchie da intendere, intenda!»
Dopo che il Salvatore parlò così, Maria, precipitatasi avanti, disse: «Mio Signore, il mio uomo luminoso ha orecchie, e io ho afferrato integralmente la parola detta da te. A proposito di questa parola, una volta ci hai detto con una parabola: "Il Servo che conosceva la volontà del suo padrone, ma non ha preparato e non ha adempiuto la volontà del suo padrone, riceverà severe battiture, mentre quello che non la conosceva e non l'ha adempiuta ne meriterà di meno.
Poiché da colui al quale più fu concesso, più si esigerà, da colui al quale più fu affidato, più sarà richiesto."
Cioè, mio Signore, colui che ha conosciuto la divinità e trovato i misteri della luce, e ha commesso trasgressioni, sarà punito con un giudizio molto più severo di colui che non ha conosciuto la divinità. Questa, mio Signore, è la soluzione della parola»."
E questo è un altro.
"Dopo che il Salvatore parlò così, Maria si precipitò verso Saloma, la baciò e le disse: «Sorella mia Salome, a proposito della parola detta a te: nella legge di Mosé sta scritto: "Colui che abbandonerà suo padre e sua madre, deve morire", or dunque, sorella mia Salome, la legge non ha detto questo a proposito dell'anima, né a proposito del corpo, né a proposito dello spirito di opposizione, poiché tutti costoro sono figli degli arconti e derivano da essi: invece ha detto questo a proposito della forza proveniente dal Salvatore, e dell'uomo luminoso che oggi è dentro di noi. La legge ha detto pure: «Chiunque resterà fuori dal Salvatore e da tutti i suoi misteri, cioè i suoi genitori, non solo deve morire, ma andrà in rovina totale». Dopo che Maria parlò così, Salome si precipitò verso Maria, e la baciò di nuovo: poi Salome disse: «Il Salvatore ha forza bastante per rendermi intelligente come te». Udite le parole di Maria, il Salvatore la proclamò molto beata."
«In tutto il testo troverai un dialogo costante tra il Salvatore e Maria. È il loro modo di insegnare agli apostoli: tutto ruota intorno al concetto di luce pura, di commistione tra luce e materia. È il dualismo per eccellenza, lo scontro e la lotta tra luce e tenebra, tra bene e male. E Miryae accompagna Yeshua nell'insegnamento dei misteri. Pietro prende la parola due volte contro le discepole, facendo la parte di colui che non sopporta l'intervento delle donne. Bada bene! Nel testo viene riconosciuta una forte autorità e dignità alle donne, che non s'incontra in nessun altro scritto antico. Maria la madre di Yeshua, Salome e Marta intervengono nei dialoghi almeno una volta. La maggior parte dei dialoghi, tuttavia, avvengono proprio tra Yeshya e Miryae, che tentano di colmare le lacune degli apostoli.
In sostanza, la vicenda della Pistis Sophia che cadde nel caos e venne salvata da Gesù il Salvatore dopo aver pronunciato tredici penitenze e la sua lode finale, è il fulcro del messaggio. Ascolta cosa dice la Sophia nel suo inno di lode:
"La luce è divenuta corona del mio capo: da essa non mi ritirerò, affinché non me la sottraggano le emanazioni dell'arrogante. Anche se si muoveranno tutte le materie, io non mi muoverò. Anche se tutte le mie materie vanno in rovina e restano nel caos - queste viste dalle emanazioni dell'arrogante - io non andrò in rovina. Poiché è con me la luce e io stessa sono con la luce."
«Tieni! Questo è il testo integrale!» disse mio padre porgendo i fogli stampati a Micaela.
«Leggilo con estrema calma e attenzione. Lo troverai particolarmente interessante. Te l'assicuro!»
Micaela era stanchissima. Avevamo bisogno di riposare. Ci salutammo e ognuno andò nella sua stanza.