Capitolo 9 - Vi ho fatti uomo e donna
"Ogni uomo dovrebbe considerare
la donna
un simbolo della Madre dell'universo,
e ogni donna dovrebbe considerare l'uomo
un simbolo del Padre dell'universo."
(Paramahansa Yogananda)
Lasciai Micaela davanti la
porta di casa e me ne tornai in canonica.

Entrai nella mia stanza. Tolsi la camicia e indossai una maglia di lana per la notte. Mi sedetti sul bordo del letto per la meditazione e chiusi gli occhi.
«E' difficile vero?»
Yeshua apparve dal nulla come sempre.
«Capisco cosa provi! Sei preoccupato per lei. Stai tranquillo. Micaela è soltanto spaventata. Tra qualche giorno vivrà tutto con più serenità. Ci vuole solo un po' di tempo.» proseguì lui
Emisi un respiro lungo. Lui si sedette accanto a me ed emise un altro respiro.
«Eh, sì! È difficile!» continuò
«Sai una cosa?» dissi io
«Sì?» chiese lui girandosi verso di me
«Ammetto che mai una volta ho avuto il minimo dubbio. Sin dal giorno in cui ti ho visto per la prima volta, mai ho avuto paura di quel che ero. Ora però, sono terrorizzato. Ho il terrore che Micaela non riesca a vivere questo cambiamento con il giusto equilibrio.»
«Sai qual è il terrore di Micaela?» mi chiese lui
«No!»
«È quello di non sapere dove sta la verità. Eppure lei non è per niente lontana della sua verità. La sua famiglia le ha raccontato sin da piccola molte verità che non si trovano sui libri, ma solo ora le sta vivendo veramente, sulla sua pelle. Sta tranquillo però, perché le darò presto la dimostrazione che non sta vivendo un sogno, ma una solida realtà!»
«Ho il pensiero che il nostro compito non sarà affatto facile.» ribattei io con sconforto
«Lo so! Ma io non ti ho mai detto che sarebbe stato facile. Anzi! Dovrete demolire un muro quasi indistruttibile. Attenzione, testone, ho detto quasi indistruttibile. Voi dovete fare come la goccia sulla pietra. Lavorare, giorno dopo giorno, per divulgare il messaggio più importante: il nostro vero insegnamento.»
«Agli occhi della gente io sono un sacerdote e Micaela è una donna bella e seducente!» dissi voltandomi verso di lui.
Yeshua mi diede una pacca sulla testa.
«Testone. Io ero un Maestro e Miryae mi è venuto dietro lo stesso. Eppure questo non l'ha fermata. Al contrario, ha continuato ad essermi accanto, sempre e fino in fondo. Anche a costo di essere accusata di colpe non sue e di peccati non commessi e di essere considerata quella che non è mai stata. Ricordatelo questo! Fino in fondo! Fino alla fine! Miryae, la mia piccola grande Miryae, è stata la roccia su cui ho poggiato il mio capo quando ero stanco e stremato, è stata la mia spada affilata, il mio virgulto. Nonostante ciò, coloro che non l'hanno conosciuta, amata e apprezzata, semplicemente perché era una donna, accanto ad un Maestro, l'hanno condannata ad essere una prostituta.»
«Ma tu ed io sappiamo che non è affatto vero!» ribattei io.
«Hai detto bene. Tu ed io! Eppure Miryae non se n'è mai fatto un problema. Lei ha continuato ad amarmi e mai una volta si è pentita di quello che ha fatto per me!»
«Ma io sono un sacerdote!» risposi di nuovo
«Ed io, chi pensi che fossi? Non ero forse un sacerdote? Ero considerato un rabbì! Te lo ricordi o no? I vangeli te li sei letti o no?» disse lui ridendo
«Maestro, non sto dicendo che voi… Io ho paura! Ho una paura fottuta!» gli dissi poggiandomi la mano destra sul capo.
Yeshua mi guardò fisso negli occhi per un istante come volesse infondermi tutta la sua forza, la sua sicurezza e la sua fede.
«Te lo ripeto ancora una volta. Io non ti ho mai detto che sarebbe stato facile. Al contrario. Ti ho detto che molta gente si sarebbe messa contro di te, perché tu ti saresti messo contro tutto e tutti. Hai paura? Lo capisco. Anch'io ho avuto paura. La paura di non riuscire ad arrivare fino alla fine, la paura di essere abbandonato nel momento più difficile. Eppure l'amore della mia amata compagna, l'amore della mia dolce madre, l'amore della mia famiglia mi ha dato la forza di continuare, di distruggere ogni paura che viveva ancora nel mio cuore.
La tua paura è normale. Chiunque ha paura. La paura è un'emozione al pari di ogni altra. Guardati dentro e troverai tutta la forza necessaria. Micaela è la ragazza che attendevi, la donna che ti aiuterà in questo compito arduo e straordinario allo stesso tempo. Io starò sempre accanto a te, ogni giorno della tua vita! Ora fa un piacere a te stesso, medita. Chiudi gli occhi e medita.»
Chiusi gli occhi e provai a fare un lungo respiro. Le lacrime scesero tiepide lungo il mio viso. Ero solo e potevo anche piangere senza vergognarmene. Feci un altro lungo respiro e iniziai un kriya. Il cuore si fece calmo e vidi la grande luce apparire al mio occhio interiore. Un lampo ancora più forte invase tutto il mio corpo e rimasi immobile a lungo, nel silenzio della mia mente.
«L'amore più grande si prova nella Divina Comunione con il mio Sé universale. La tua anima e il tuo spirito devono essere in perfetta armonia e unione con me, durante la meditazione e la preghiera, perché è in questo istante che conosci l'amore più grande che possa esistere. Ma non privarmi della gioia più grande, della scintilla che mi dona la vita eterna.
Non privarmi del mio Figlio e della Figlia. Io vi ho fatti uomo e donna per vivere attraverso di voi. Io sono nulla senza di voi. Sono solo, senza la mia donna, Sono sola, senza il mio uomo. Amami, non per i doni che posso lasciarti, ma perché tutto ciò che è mio già ti appartiene.
Se mediti profondamente, dirigendo tutta la tua attenzione verso di me, tutto il mio amore, tutto il mio immenso e inconfutabile sentimento d'amore, sarà tuo. E sarà un amore che nessuna parola potrà descrivere.»
Qualcuno mi parlava e riuscivo ad ascoltarlo attraverso l'orecchio interiore, ne potevo percepire la presenza nel profondo del cuore. Rimasi ancora in silenzio, ad ascoltare.
«Io ti parlo attraverso i sentimenti, attraverso il linguaggio della mia anima che è nascosta nel tuo sentimento più profondo, perché io stesso sono il più grande dei sentimenti.
Io sono la tua stessa gioia, sono il tuo stesso ed unico amore, io sono la tua più grande verità.
Ora ti chiedo. Ascolta i tuoi sentimenti e i tuoi pensieri più elevati, perché essi sono portatori della più grande verità.»
Avrei ascoltato per ore quelle parole di conforto.
«Parlami ancora, ti prego. Parlami di te e di me. Dimmi chi sei. Dimmi chi sono io!» chiesi
«Io sono chiunque nell'ovunque! Io sono te, in me. Io sono me, dentro di te.
Se mi presentassi al tuo occhio e al tuo cuore, in una qualsiasi forma o in qualsiasi sentimento, finiresti per attribuirmi una forma e un sentimento che limita il mio stesso essere, perché in verità, io sono chiunque nell'ovunque.
Ascoltami nell'esperienza del tuo cuore. Preservami nel tuo sentimento più passionale. Esprimimi nel tuo gesto più sacro, perché io sono in ogni tua vibrazione, in ogni tuo sentimento, in ogni tua azione.
La tua vita deve essere un processo di creazione, un continuo e costante processo di creazione. Perciò cerca di comprendere non chi sei, ma chi vuoi essere. La tua coscienza e la tua anima, sanno esattamente chi sei, perché conoscono tutto quello che c'è da conoscere. Eppure questa loro conoscenza non gli basta. Vogliono sperimentarla, vogliono trasformarla in una solida e grandiosa esperienza, l'esperienza divina del più elevato Sé. E così come io sono tutte le cose e tu sei in me, tu sei chiunque nell'ovunque e sei in tutte le cose.»
Il mio cuore si sentì forte e immenso. Uno straordinario senso di pace e di beatitudine, invase tutto il mio corpo e mi stupii di quello strano sentimento, mai provato prima. Piansi nuovamente. Stavolta le lacrime erano dolci, della dolcezza dell'estasi.
«Io sono la conoscenza, la tua più grande comprensione della vita. Sono l'esperienza e l'esistenza, sono il semplice esistere ed agire nel tempo e nello spazio.
Io sono la felicità eterna che non ha inizio né fine e tu, figlio mio, sei parte di questa felicità. Riconosci, pertanto, il tuo diritto di nascita, la tua eredità di figlio legittimo. Riconosci la tua divinità, nella mia divinità.»
In quell'istante mi tornò alla mente una dolcissima preghiera indiana:
"Om Bhur Bhuvah Svah
Tat Savitur Varenyam
Bhargo Devasya Dhimahi
Dhiyo Yo Nah Prachodayaat"
(Che la luce possa risplendere nei tre mondi, e allontani da me l'oscurità)
La recitai mentalmente per qualche istante, come forma di ringraziamento e attesi con pazienza che la voce continuasse a parlarmi.
«Benedici te stesso e tutta la tua vita.
Benedici me nella tua creazione, perché tu ed io siamo la stessa creazione.
Quando sorridi, ami, canti e danzi,
quando scrivi e preghi,
fallo dal profondo del tuo cuore,
perché in questo modo
esprimerai la parte più elevata del tuo Sé
e il mio Sé sarà esaltato.»
Ogni cellula del mio corpo iniziò a tremare, a fremere di gioia, sentendo una strana sensazione, una sorta di eccitazione, che non avevo mai provato prima. Sapevo che stavo vivendo un'esperienza unica nel suo genere. Con chi stavo parlando? Con me stesso? O con qualcuno che potesse chiamarsi Dio? Rimasi seduto a terra. Avevo tutta la notte davanti e … volevo sapere, volevo comprendere, volevo conoscere.
Compresi che stavo facendo i conti con me stesso. Mai nella mia vita avevo pensato di poter parlare con Dio faccia a faccia, perché avevo sempre pensato che Dio esistesse semplicemente lontano da me. Diversamente da quello che gli altri pensavano, per me Dio non era un potente re su un trono, con la barba lunga e uno scettro in mano. Non era un genitore crudele e violento o un padre padrone, che non fosse disposto a tollerare il pensiero e le azioni dei propri figli. Mai lo avevo adorato come un essere sovrannaturale a cui dovevo rispetto per il semplice fatto di essere stato messo al mondo.
L'unica cosa che mi premeva, in quegli istanti, era quella di comprendere cosa mi stesse accadendo. Per tutta la vita non avevo fatto altro che vivere il mio rapporto con Dio in un modo completamente personale e personalizzato.
Al mondo cristiano, a quello islamico e ai nostri padri ebrei era stato insegnato che si doveva aver paura di Dio, della sua collera e del suo giudizio universale. Il mio rapporto con Yeshua, invece, mi aveva aperto le porte a un nuovo e diverso modo di concepire Dio e la divinità in se stessa. Rimasi in attesa di udire ancora quella voce.
«Conoscimi, confida in me, amami, accoglimi nel tuo cuore e nella tua vita. Aiutami, coinvolgimi nella tua esistenza e io ti ringrazierò, perché sono nulla senza di te.
Cercami in tutto ciò che ti circonda, ovunque tu ti trovi, perché io vivo in ogni luogo che vedi, in ogni anima che incontri, in ogni creatura che conosci.
E non smettere di amarmi perchè solo grazie al tuo amore e alla tua umile compassione, io posso continuare a vivere.
Apriti alla possibilità che io possa esistere e vivere dentro di te e attraverso di te e che tu, possa essere vivo in me.
Sappi che questo è e sarà possibile, solamente se hai il coraggio e la forza di credere che tu sei una creatura divina.
Devi essere in grado di accettare la verità del mio amore così come io accetto te per quello che sei, senza alcun tipo di condizione, così come io riconosco la tua potenza e la tua infinita divinità.»
Quelle parole erano bellissime. Piene di dolcezza ed impregnate di un significato profondo.
«Come faccio a conoscerti veramente? Come faccio a conoscere me stesso dentro di te e te dentro di me?» ebbi il coraggio di chiedere mentalmente
«Se vuoi realmente conoscermi, guarda dentro te stesso, nella tua mente.
Se vuoi sapere quello che io provo, ascolta il tuo corpo. Se vuoi sapere chi io sono, guarda la tua anima.
Se vuoi conoscere le mie emozioni, ascolta il tuo cuore, perché io mi esprimo attraverso il tuo corpo, la tua anima e il tuo cuore.
Se vuoi conoscermi veramente presta attenzione ai sentimenti e alle emozioni che provi, alle sensazioni che vivi, ai messaggi che la tua anima ti invia, perché ogni vosa che provi e che vivi, è un riflesso di quello che io provo e vivo.
Una volta che avrai conosciuto i tuoi sentimenti e le tue emozioni, avrai conosciuto i miei sentimenti e le mie emozioni e t'innamorerai di me e poi, io di te.»
Avevo l'impressione di vivere quasi una sorta di sogno. Dove fosse la verità, non riuscivo più a comprenderlo. Quella voce era semplice, dolce e pacata. Sembrava volesse indirizzarmi verso un percorso ben preciso e definito.
«Lasciati andare e vedrai di me la tua parte più vera.
Liberati da ogni più piccolo sentimento di colpa e da ogni paura.
Non esiste peccato e non esiste vergogna, non esiste l'offesa e non esiste punizione.
Esistono solo la compassione e l'amore incondizionato.
Esiste soltanto la consapevolezza della tua divinità e che tutto ciò che vuoi è già tuo.
Ascoltami, figlio dell'universo.
Ascoltami nella verità della tua sacra anima.
Ascoltami nel sentimento del tuo sacro cuore.
Nulla accade per caso.
Io ti parlo dal profondo del tuo essere,
perché attraverso di esso riesco ad esprimere tutta la mia divinità.
Nella danza del vento,
nel battere della pioggia,
nel rumore del tuono,
nel crepitio del fuoco, io sono Vita.
Nel flusso del tuo sangue,
nel pulsare del tuo cuore,
nel rumore del tuo respiro,
nel movimento delle tue viscere, tu sei Vita.
Trova la tua divinità nella mia divinità,
affinché io possa ritrovare la mia nella tua.»
Tentai di muovere le mani e i piedi, cercando di mantenere il più possibile
una lucidità mentale. Chiunque mi stesse parlando, in quell'istante, stava
cercando di aprirmi a un mondo, per me, completamente nuovo. Provavo uno strano
sentimento di gioia e gratitudine.