Come il Kriya Yoga giunge fino a noi

04.11.2025

Il Silappadikaran, uno dei cinque celebri poemi epici tamil, scritto nel primo secolo d.C. da Ilango Adigal, fa spesso riferimento a una vasta regione nota come Kumari Nadu (conosciuta anche come Lemuria o Gondwanaland dagli studiosi europei) che si estendeva oltre l'attuale Kanyakumari, la punta estrema dell'India Meridionale, e che sarebbe stata sommersa dall'Oceano Indiano.

Nel XIX secolo, alcuni studiosi europei ipotizzarono l'esistenza di un continente sommerso chiamato Lemuria, per spiegare le somiglianze geografiche e di altro tipo tra Africa, Australia, il subcontinente indiano e il Madagascar.

Alcuni di questi studiosi adattarono questa teoria, collegandola alle leggende Pandya di terre perdute nell'oceano, come descritto nell'antica letteratura Tamil e Sanscrita, affermando che l'antica Madurai fosse la sede della Sangam tamil (accademia letteraria) e che Kavatapuram (o Muthoor) fosse la capitale del regno Pandya. Secondo questi studiosi, un'antica civiltà Tamil viveva su Lemuria, prima che andasse perduta nel mare in una catastrofe.

Nel XX secolo, gli scrittori Tamil iniziarono a usare il nome Kumari Kandam per descrivere questo continente sommerso dove furono organizzate le prime accademie letterararie Tamil (Sangam) durante il regno Pandya. Questi scrittori sostenevano che Kumari Kandam fosse la culla della civiltà. Le parole Kumani Kandam compaiono per la prima volta nel Kanda Puranam, una versione Tamil del XV secolo dello Skanda Purana, scritto da Kachiappa Sivacharyara.1

La sezione Andakosappadalam del Kanda Puranam descrive il modello cosmologico dell'universo: ci sono molti mondi, ognuno con diversi continenti, che a loro volta hanno diversi regni. Bharatan, il sovrano di uno di questi regni, aveva otto figli e una figlia. Divise ulteriormente il suo regno in nove parti e la parte governata da sua figlia Kumai divenne nota come Kumari Kandam in suo onore.

Kumari Kandam è descritto come il regno della Terra, il regno dove risiedono i brahmini, dove viene adorato Shiva e dove vengono recitati i Veda.

Alcuni commentatori tamil come Atiyarkunallar, Nachinarkkiniar e Ilamuranar accennano ad un corso sotterraneo dei due fiumi Kumai e Pahroli a Tamilkam.

Molte opere antiche e medievali in lingua tamil e in lingua sanscrita contengono racconti di terre nell'India meridionale perse nell'oceano Indiano.

In un commento su Irayanar Akapporul si parla di un katalkol, ovvero "sequestro da parte dell'oceano" (forse uno tsunami), di una terra Pandyan. Questo commento, attribuito a Nakkerar e datato ai secoli successivi del I millennio d.c., menziona i re Pandya, come una delle prime dinastie Tamil, che fondarono tre accademie letterarie (Sangam).

La prima Sangam prosperò per 4.400 anni in una città chiamata Tenmadurai (Madurrai meridionale) frequentata da 549 poeti (tra cui Agastyar) e presieduta da divinità come Shiva, Kubera e Murugan.

La seconda Sangam durò 3.700 anni in una città chiamata Kapatapuram, frequentata da 59 poeti (tra cui Agastyar). Il commento afferma che entrambe le città furono "sequestrate dall'oceano", con conseguente perdita di tutte le opere create durante le prime due Sangam.

La terza Sangam fu stabilita a Uttara Madurai, dove prosperò per 1.850 anni. 2 Infine il commento di Nakkerar non menziona la dimensione del territorio perso nel mare.

La dimensione del territorio perso nel mare verrà menzionata per la prima volta in un commento del XV secolo sul Silappadikaran. Il commentatore Adiyarkunallar menziona la terra perduta e la sua estensione dal fiume Pahroli a nord al fiume Kumari a sud. Questo territorio era, dunque, situato a sud di Kanya Kumari e copriva un'area di 700 kavatam (un'unita di misura sconosciuta), che era suddiviso in altri 49 territori (natu), classificati nelle seguenti categorie:

  • Elu teñku natu ("Sette terre di cocco")

  • Elu Maturai natu ("Le sette terre del mango")

  • Elu munpalai natu ("Sette terre sabbiose anteriori")

  • Elu pinpalai natu ("Sette terre sabbiose")

  • Elu kunra natu ("Sette terre collinose")

  • Elu kunakarai natu ("Sette terre costiere")

  • Elu kurumpanai natu ("Sette terre di palme nane")

Altri scrittori medievali, come Ilampuranar e Perasiriyar, fanno riferimenti sparsi alla perdita di terre antidiluviane a sud di Kanyakumari, nei loro commenti su testi antichi come Tolkappiyam. 3

Un'altra leggenda sulla perdita del territorio Pandya a causa del mare si trova in versi sparsi di Purananuru (I sec. a.C. - V sec. d.C) e Kaliththokai (VI-VII sec. d.C.).4 Secondo questo racconto, il re Pandya compensò la perdita della sua terra sequestrando una quantità equivalente di terra dai regni vicini di Cheras e Cholas.

L'India peninsulare partiva da Kanya Kumari, formava un continente esters che toccava l'Africa ad Ovest, l'Australia a sud e occupava una vasta porzione dell'Oceano Pacifico.

Dal 30.000 al 2.700 a.C. si verificarono dei cataclismi naturali con smottamenti di terreno provocati dai terremoti e dalle eruzioni vulcaniche che periodicamente interessavano la superficie della Terra e i fondali marini. Man mano che la porzione occidentale del continente di Lemuria affondava, la gente migrava verso l'Asia, l'Australia e le terre del Pacifico. I Lemuri colonizzarono, inoltre, il Nord e il Sud America e la Valle del Nilo, dove fondarono la civiltà egizia e il continente di Atlantide tra l'Europa e l'America Settentrionale. (5)

Gli Siva Purana sono ricchi di storia che descrivono Siva (6) seduto in meditazione sul monte Kailash, in Tibet, da tempo immemorabile. Siva è adorato dagli yogi e da tutti gli dei, di cui è il Signore Supremo.

I Purana I Purana
Testi sacri della tradizione Induista
Raj Kumar Pruthi

Compralo su il Giardino dei Libri

La storia della tradizione siddha risale a milioni di anni fa, quando Siva iniziò la sua consorte, Parvati Devi, (o Shakti), al Kriya Kundalini Pranayama in un'enorma caverna ad Amarmath, nel Kashmir.7 In seguito Siva iniziò altri discepoli, tra cui il Siddha Agastyar e i Siddha Nandi Devar e Thirumoolar, sempre sul monte Kailash. Agastyar iniziò a sua volta Babaji.

In accordo alla tradizione dell'India Meridionale, esistono diciotto maestri Siddha che hanno raggiunto la perfezione. Tale perfezione include la sublimazione dei corpi spirituale, intellettuale, mentale, vitale e fisico. (8) 

L'elenco dei nomi di questi diciotto Siddha varia a seconda delle fonti di informazione. 9

------------------------------------------

1 cfr. "Recipes for Immortality: guarigione, religione e comunità nell'India meridionale" di Richard S. Weiss Oxford University Press pp. 89-97 ISBN 978-0199715008

2 cfr. "Il sacro matrimonio di una dea indù" di William P. Harman, Motilal Banarsidass p. 39 ISBN 978-8120808102

3 Kalittokai 104: 1-4

4 Purananuru 6: 1-2, 17: 1, 67: 6

5 Mahalingam, 1983, p. 201

6 Lo Śiva Purāṇa (devanagari शिव पुराण; adattato in Shiva Purana), VII secolo e.v., è uno dei diciotto Purāṇa maggiori (Mahā Purāṇa); fra di essi figura come divinità principale Shiva.

7  Ramaiah 1968, p. 108

8 Secondo lo yoga l'essere umano è composto di corpi concentrici, ovvero di involucri di energia-coscienza, dai livelli grossolani a quelli più sottili. Il corpo fisico: la parte materiale e visibile dell'essere umano, inclusa la coscienza del corpo a livello cellulare che agisce senza alcun atto volontario da parte nostra o addirittura contro la nostra volontà; questo corpo emerge dalla non-coscienza, ossia la riproduzione opposta del Supremo Supercosciente. Il corpo vitale: la natura vitale composta da desideri, sensazioni, sentimenti, passioni, energie di movimento, possessività e altri istinti analoghi, come collera, paura, avidità, cupidigia, dolore, gioia, odio, repulsione, orgoglio, piacere, dispiacere, ecc. Il corpo mentale (manas): la mente sensoriale, quella parte che si occupa della cognizione, della percezione tramite i sensi, dell'esplicazione di forze mentali per la realizzazione di un'idea, dell'espressione delle idee tramite il linguaggio. Il corpo intellettuale (buddhi): la mente raziocinante; ciò che analizza, sintetizza e costruisce idee a partire da segni, indicazioni e dati raccolti; la mente è una forza subordinata della "supermente" che si pone dal punto di vita della divisione, dimenticando interamente l'unità di tutte le cose, seppur in grado di ritornare ad essa ricevendo illuminazione dal Sopramentale (Verità-Coscienza). Il corpo spirituale: l'eterno e vero essere del sé individuale. La coscienza spirituale è ciò che ci permette di entrare nella consapevolezza del Sé, dello Spirito, del Divino ed è in grado di vedere ogni cosa nella sua realtà essenziale, come pure il gioco di forze e di fenomeni che procedono dalla Realtà essenziale. (Aurobindo 1978, pp. 10, 55-91, 147-148, 160, 177, 198).

9 Ramaiah 1968, p. 2-3; Pillai 1979, p. 342-349