Iside, la Grande Madre dell'Antico Egitto

25.09.2024
Iside, l'antichissima dea dal corpo di donna stretto da una lunga tunica aderente, era moglie di Osiride, dio dei morti e madre del dio falco Horo. Dea madre, protettrice della regalità e dea funeraria, era anche una grande maga. Proprio grazie alla magia riuscì a piegare alla sua volontà anche il potente dio del sole Ra.

di Barbara Faenza *

Dea di origine antichissima, dal corpo di donna stretto da una tunica aderente lunga fino alle caviglie, era moglie di Osiride, dio dei morti – rappresentato con il corpo avvolto nelle bende della mummificazione – e madre del dio falco Horo. Questa famiglia – o triade – divina dovette affrontare vicissitudini dolorosissime, comuni a tutti i mortali: tradimento, paura e morte. Proprio per questa loro “umanità” divennero gli dei più amati dagli abitanti del Paese del Nilo. Purtroppo le fonti egizie che ci parlano di loro sono scarse e frammentarie. È ancora una volta lo storico greco Plutarco a costituire la maggior fonte d'informazioni al riguardo grazie alla sua opera Iside e Osiride.

Iside, la grande madre e trono di re
Nei tempi d’oro delle origini gli dei regnavano sulla terra come faraoni e i loro regni duravano centinai di anni. La nostra storia inizia quando il dio della terra Geb, che governava l’Egitto, decise di lasciare il trono a Osiride, suo figlio primogenito. Osiride aveva due sorelle, Iside e Nefti, e un fratello, Seth. Tutte queste divinità erano rappresentate dagli antichi egizi sempre in forma umana. L'unica eccezione è costituita da Seth, che veniva rappresentato con la testa o addirittura il corpo intero come un animale non ancora identificato. Osiride sposò la sorella Iside mentre Seth sposò Nefti. La calma familiare però durò poco e venne distrutta da un evento drammatico: Seth, geloso del fratello, lo uccise e ne tagliò il corpo in quattordici pezzi, che disseminò per tutto l'Egitto.

Iside, senza pace dopo la morte dell’amato sposo, andò insieme alla sorella Nefti – che a differenza del marito aveva un animo buono – alla ricerca di tutti i pezzi del defunto Osiride. Quando li ritrovò, ricompose il corpo con l'aiuto di Anubi, il dio sciacallo, creando così la prima mummia. L’amore e la cura che Iside dedicò al corpo del marito defunto la fecero diventare una divinità funeraria, che, insieme alla sorella Nefti, avrebbe protetto il corpo di tutti i defunti durante l’imbalsamazione. La grande maga Iside allora si trasformò in nibbio e con il battito delle sue ali insufflò nella mummia di Osiride un alito di vita appena sufficiente da permettergli di concepire un figlio, il futuro dio Horo.

Da quel momento, l'unica preoccupazione di Iside fu il benessere del figlio che portava in grembo dalle grinfie di Seth. La dea, protetta da sette scorpioni, visse innumerevoli peripezie nel tentativo di tutelare Horo, e il suo amore divenne proverbiale: le valse l'epiteto di "grande madre" e, per gli egizi, questa dea dolce e coraggiosa assunse anche il ruolo di protettrice della maternità. Come tutte le donne partorì suo figlio, lo allattò e lo tenne al sicuro affinché, una volta cresciuto, potesse rivendicare il trono appartenuto a suo padre.

Fino ai nostri giorni si sono conservate innumerevoli statuine che rappresentano la dea Iside mentre allatta il piccolo Horo, che le siede in grembo. Sono le cosiddette Isis lactans che ricordano da vicino le immagini della Madonna con il bambin Gesù della cristianità. Questa immagine ha un alto valore simbolico che si svela interamente solo conoscendo il nome egizio della dea, che gli egizi chiamavano Aset – Iside è il nome greco –, ovvero “trono”: la dea, infatti, è la personificazione del trono del faraone. Quando il sovrano (identificato con Horo vivente) sedeva sul trono era come se fosse seduto in grembo alla madre (Iside). Non è un caso che nelle rappresentazioni classiche la dea indossi un copricapo a forma di trono; dalla XVIII dinastia nel Nuovo Regno (1539-1069 a.C circa) invece, in alcuni contesti indossa il copricapo della dea Hathor: delle corna bovine con il sole al centro.

L’astuzia di Iside
Ma Iside non è solo una madre amorevole: è anche una dea potentissima, chiamata “la divina” e “grande nell’essere divina”, dotata di un potere superiore a quello di tanti altri dei. Secondo La leggenda di Ra divenuto vecchio e della maga Iside, la dea acquisì il suo potere in occasione di un particolare episodio della sua vita. Il mito racconta: «Il dio [Ra] era invecchiato, la bocca gli gocciolava, la saliva gli colava verso terra e ciò che sbavava cadeva al suolo». Iside, approfittando della debolezza di Ra – saggio, e quindi già vecchio dall'inizio dei tempi –, impastò tra le mani qualche manciata di terra insieme alla saliva che colava dalla bocca del dio formando così il corpo di un serpente. Posò poi il serpente in mezzo alla strada su cui Ra sarebbe passato di li a poco. Ed ecco che, ad un certo punto, Ra comparve in lontananza, mentre la dea e la sua magica creatura, silenziosi e immobili, stavano ad aspettare che il dio, ignaro del pericolo imminente, si avvicinasse. Appena Ra fu abbastanza vicino, il serpente con scatto fulmineo lo morse, iniettandogli il potente veleno.

Il dio in preda al dolore urlò: «E’ fuoco, è acqua? Sono più gelato dell’acqua, sono più ardente del fuoco. Tutte le mie membra sono in sudore, tremo e il mio occhio è senza forza, non distinguo più il cielo, l’acqua sale alla mia faccia come nella stagione d’estate». Allora Iside si avvicinò al dio e gli sussurrò che se le avesse rivelato il suo nome segreto il veleno avrebbe abbandonato il suo corpo. Gli dei egizi avevano infatti molteplici nomi ma uno di essi era segreto e andava tenuto nascosto per preservare la potenza del dio. Il nome – ren in egizio – aveva una grande importanza ed era considerato uno degli elementi spirituali che formavano la persona. Per questo motivo Ra non voleva rivelare il suo nome segreto. Ma dopo una lunga agonia e le innumerevoli insistenze della dea, alla fine cedette: «Acconsento ad essere frugato da Iside, e che il mio nome passi dal mio petto nel suo petto». Fu così che il nome segreto di Ra passò dal petto del dio a quello della dea senza essere udito da nessuno, e Iside liberò Ra dal veleno.

Oltre ad illustrare l'astuzia di Iside, che era riuscita a ottenere quello che voleva da uno degli dei egizi più potenti, questo mito aveva anche una funzione pratica: si pensava infatti che immergendo un papiro su cui era stato trascritto in un liquido alcolico – vino o birra – questo si sarebbe trasformato in un potente antidoto contro il veleno del serpente. Bevendo la magica pozione il malcapitato che fosse stato morso da uno di questi rettili insidiosi sarebbe guarito. La magia di Iside era davvero grande. Non a caso la fama della dea valicherà i confini dell'Egitto, supererà mari e deserti e giungerà fino a Roma, dove sorsero templi dedicati al culto della dea e nei cui territori migliaia di fedeli si rivolgevano alla <<grande madre>>.