Speranza e paura: due facce della stessa illusione 

12.10.2025

Viviamo in un tempo in cui ogni disagio sembra intollerabile.
Appena qualcosa ci punge dentro — un’emozione scomoda, un senso di vuoto, una domanda senza risposta — corriamo a cambiare “canale”: cerchiamo una distrazione, un diversivo, un’altra promessa di felicità.

Ma in questa fuga continua, come ricorda Pema Chödrön, si nasconde una verità sottile: speranza e paura nascono dalla stessa radice — la sensazione che ci manchi qualcosa.
Quando speriamo, desideriamo che il futuro ci riscatti da ciò che ora ci sembra insufficiente.
Quando abbiamo paura, temiamo che il futuro ci tolga quel poco che abbiamo.

In entrambi i casi, non siamo nel presente.
Viviamo protesi in avanti o ritratti indietro, dimenticando che la vita — quella vera, non idealizzata — accade solo qui, in questo istante che spesso giudichiamo “non abbastanza”.

Accettare di restare, di non cambiare canale, è un atto rivoluzionario.
Significa riconoscere che anche il disagio, la mancanza, la paura fanno parte della nostra pienezza.
Che non abbiamo bisogno di un “altrove” per sentirci interi.

Forse la libertà inizia proprio qui: nel non fuggire.
Nel non sperare in un futuro migliore, ma nell’abitare con lucidità e gentilezza ciò che già c’è.